L'allentamento delle restrizioni per il contrasto al Covid e l'estate hanno portato il riaccendersi delle polemiche e delle cronache legate alla cosiddetta movida. La vita notturna della capitale, descritta come un girone dantesco, non può essere però vissuta solo come un problema da risolvere o una questione di ordine pubblico. Ne è convinto Tobia Zevi che, dopo aver partecipato alle primarie del centrosinistra, è ora impegnato nel comitato elettorale di Roberto Gualtieri. E proprio la proposta di istituire anche a Roma un Sindaco della Notte, con una delega per la gestione della vita notturna e dei problemi ad essa legata, avanzata da Zevi in campagna elettorale è entrata ora nel programma del candidato del centrosinistra.
Il Sindaco della Notte, da dove viene questa idea?
Il Sindaco della Notte è una proposta che può contare su modelli importanti. Una figura che è stata già sperimentata con successo in grandi città europee, la prima è stata Amsterdam, poi si sono aggiunte Parigi, Berlino, Londra e altre ancora. Non bisogna ignorare i problemi, ma al contrario rispondere alla mala gestione di un fenomeno notturno. I giovani, il casino, le bottiglie rotte… Roma di notte non può ridursi a questo. Servono risposte organiche, mettere insieme sicurezza, diritto al sonno dei residenti, ma anche il legittimo diritto dei giovani e dei meno giovani a stare insieme, senza contare che il rilancio turistico ed economico passa anche per la vita notturna.
Da dove cominciare per approcciare il tema in modo diverso?
Tutto questo può e deve essere gestito, invece che parlare di malamovida e di bottiglie di vetro. Parliamo di mobilità, pulizia, sicurezza, e ovviamente anche economia e cultura. A Roma oggi la metropolitana si ferma di notte, non esiste un servizio di mobilità degno di questo nome notturno. Non esistono servizi di pulizia ad hoc in quelle piazze che notoriamente sono abitate dalla movida giovanile, dalle iniziative, i ristoranti e i bar. Non esiste neanche una mappatura di questi luoghi o un piano per decentrare le attività che attirano la vita notturna.
Concretamente cosa proponete…
Non c’è stata la volontà di affrontare il fenomeno in maniera strutturale. Noi dobbiamo creare dei tavoli permanenti di confronto per prendere decisioni concrete. Penso essenzialmente a due tavoli uno inter istituzionale, dove ci stanno la Prefettura, la Questura, i vigili urbani, le istituzioni locali, ma anche l’università e le associazioni di categoria, e poi un tavolo di confronto con i residenti. È chiaro che un approccio positivo e non criminalizzante della vita notturna non si può trasformare in una fregatura per i residenti, ma bisogna intervenire laddove ci sono problemi. A Milano ad esempio già si sta andando in questa direzione…
Ha citato tutti ma non i più giovani, che sono i protagonisti del ragionamento. Con loro dove vi incontrerete?
Roberto Gualtieri ha molto ben esplicitato un punto durante la presentazione del programma: Roma è l’unica grande città, l’unica capitale da cui i giovani scappano invece di arrivare e questa tendenza va invertita. A Roma invece negli ultimi cinque anni circa 100.000 giovani sono andati via. Questa è la vera emergenza problemi a cui bisogna dare risposte complesse. C’è una generazione a cui dobbiamo dare rappresentanza politica perché ha tanto da dire, e per fortuna le liste elettorali sono piene di ragazze e ragazzi e questo è un fatto molto positivo. Dopo di che vanno coinvolti in questa discussione, in una riflessione sulla città. Esistono anche qui esperimenti di strumenti consultiva ma anche addirittura di strumenti deliberativi per coinvolgere i più giovani.