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“Ti scanno, pezzo di m***a”: torture nel centro Croce Rossa, 2 operatori a processo e 4 patteggiamenti

Lo scorso anno dieci operatori del Centro di educazione motoria di Roma sono stati arrestati con l’accusa di aver maltrattato e torturato i pazienti, affetti da gravi disabilità.
A cura di Natascia Grbic
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Due persone sono state rinviate a giudizio, mentre per quattro è stato disposto il patteggiamento nell'ambito del processo che riguarda i maltrattamenti e le torture agite da alcuni operatori all'interno del Centro di educazione motoria di Roma. Il giudice, in particolare, ha accordato il patteggiamento comminando una pena di quattro anni di reclusione domiciliari a due imputati che hanno offerto risarcimenti per 20mila e 15mila euro, e due anni con sospensione della pena previo percorso di recupero ad altri due imputati. Per altri due di loro è stato disposto il processo mentre per altri quattro, che hanno scelto il rito abbreviato, il giudice deciderà il prossimo 17 febbraio.

Una vicenda agghiacciante quella che ha visto coinvolto il Centro di educazione motoria di Roma, una volta fiore all'occhiello per il recupero e le terapie della capitale. A seguito di una denuncia presentata ad aprile 2023 dai vertici della Croce Rossa, che hanno notato un paziente con un vistoso livido sulla guancia, i carabinieri hanno fatto partire le indagini, che hanno portato alla scoperta di maltrattamenti e torture perpetrati dagli stessi operatori che avrebbero dovuto occuparsi dei pazienti. In dieci sono stati arrestati.

Botte, sputi, insulti, minacce, umiliazioni, in un caso anche palpeggiamenti e molestie sessuali: le vittime, affette da gravi disabilità, non riuscivano a difendersi, ed erano alla mercé dei loro aguzzini. "Ti metto la penna in gola, tu stasera vuoi morire… ti scannerò tutta la notte pezzo di merda", diceva uno degli indagati a un paziente, picchiato e insultato a cadenza giornaliera. "Stasera ti mando all'ospedale, non me ne frega niente se poi mi mandano la Polizia e i Carabinieri per maltrattamenti". "Testa di cazzo, ti spacco vivo". In quell'ambiente c'era chi agiva fisicamente le torture e chi, pur potendo, non le interrompeva, assistendo compiacente.

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