Test di medicina, secondo il Tar del Lazio il bando e la graduatoria sono illegittimi
Il bando e i risultati del test di medicina sono illegittimi. O almeno, questo è quanto stabilito dal Tar della regione Lazio a seguito di uno dei ricorsi contro i Tolc di Medicina presentati lo scorso anno. Secondo la sentenza definitiva pubblicata poche ore fa e discussa lo scorso 10 gennaio, il tribunale ha accolto le richieste presentate, annullando il bando e la graduatoria in merito.
La sentenza del Tar
"Per noi è una vittoria – hanno commentato i e le legali dello studio – Anche i giudici hanno concordato con noi sull’irregolarità del bando e dell’equalizzatore".
Come hanno scritto nella sentenza, infatti, "il meccanismo introdotto dall’amministrazione non è soddisfacente perché presenta "elementi di alea" che non sono giustificati da esigenze oggettive da una parte e che non consentono, dall'altra, "un ordinamento degli aspiranti sulla base della sola performance" perché influenzata dal sistema limitante del punteggio, "in maniera anche significativa e determinante". In conclusione, la valutazione del sistema dei tolc è stato giudicato "non idoneo ad assicurare la selezione dei candidati più meritevoli e non può, pertanto, superare il vaglio di legittimità".
Gli avvocati che dallo scorso settembre portano avanti i ricorsi di oltre 3500 ricorrenti hanno commentato la sentenza, trovandosi in disaccordo con le conclusioni: "Il diritto amministrativo in casi come questo prevede un risarcimento del danno. Il giudice, sebbene abbia annullato bando e graduatoria e decretato l’illegittimità di tutta la procedura, non ha previsto l’immatricolazione in sovrannumero. La battaglia dunque non è ancora conclusa". Poi hanno aggiunto: "Le due strade plausibili sono infatti la ripetizione della prova per tutti i candidati o l’immatricolazione in sovrannumero per i ricorrenti. Non esiste altra opzione”.
La compravendita dei test dopo la sessione di aprile
I ricorsi erano partiti a seguito dello scandalo della vendita delle domande che costituivano il test tramite il quale si stabiliscono gli ammessi e le ammesse al corso di laurea. Secondo quanto appreso dagli avvocati e le avvocate che hanno fatto emergere la questione, dello studio legale Leone-Fell & C., la compravendita avveniva in alcuni gruppi Telegram dedicati. Dopo la prima sessione di test, nel mese di aprile, il test veniva condiviso, interamente o quasi, all'interno dell'app di messaggistica. Per ricevere una delle domande, su cui potersi preparare al meglio, c'è chi ha pagato anche più di 20 euro.
La posizione del ministero dell'università
Non appena appresa la notizia, la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha immediatamente convocato un tavolo con i rettori degli atenei italiani e ha aperto un procedura d'indagine a seguito della quale, come più volte ribadito, secondo il Mur non ci sarebbero irregolarità.