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Terracina, quando uomini armati minacciarono famiglia del consigliere: “Non devi sfiduciare Procaccini”

Minacce a mano armata in stile criminalità organizzata ai consiglieri che si rifiutavano di votare la fiducia al consiglio comunale di Terracina dell’allora sindaco Nicola Procaccini oggi europarlamentare di Fratelli d’Italia, indagato anch’egli nell’ambito dell’inchiesta “Free Beach”.
A cura di Emilio Orlando
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"A Terracina c'era un clima mafioso. Degli onorevoli si accompagnavano con Costantino Di Silvio, detto Cha Cha, che partecipava alle assemblee politiche come quella al Frasso. Solo chi non voleva vedere e sentire non se ne accorgeva". A raccontare la genesi dell'inchiesta, che ha portato agli arresti della sindaca Roberta Tintari, altre cinque persone tra cui l'ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi e il presidente del Consiglio comunale Gianni Percoco, è l'imprenditore Angelo Nardoni che denunciò il sistema di corruttela da cui poi è nata l'indagine che vede coinvolte altre 42 persone.

Un'altra denuncia venne presentata all'epoca da Vittorio Marzullo, presidente dell'associazione antimafia "Antonino Caponnetto", dopo aver rilevato e raccolto una serie di anomalie nell'assegnazioni di concessioni demaniali e affidamenti di gare d'appalto pubbliche.

"Un consigliere venne bloccato sulla Pontina da una macchina che gli tagliò la strada e da cui scesero degli uomini armati di pistola che, davanti a moglie e figlio, lo costrinsero a non votare, l'indomani la sfiducia a Procaccini". È quanto avvenne il 5 maggio del 2015 ad un consigliere comunale del comune del sud Pontino, da cui poi è nato il filone dell'inchiesta in mano alla direzione distrettuale antimafia capitolina.

Dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali sono emersi elementi al vaglio della magistratura sulla gestione delle assegnazioni delle concessioni per i lidi balneari, , la realizzazione di un ponte ciclopedonale a Terracina attraverso l'ingiusta assegnazione di fondi europei strutturali Feamp e Flag che hanno portato a enormi danni erariali.

Non solo gestione degli arenili, ma sotto la lente della procura, anche affidamenti diretti di manutenzioni, affidate sempre a ditte di Casal di Principe che, secondo le vittime che hanno denunciato i fatti, sarebbero in odore di criminalità organizzata. Appalti cimiteriali, la gestione del tratto di "Ponte Sisto", residenze fittizie nel territorio comunale di Terracina, date agli amministratori delle società per far si che si aggiudicassero i lavori.

Tra le ditte attenzionate dagli investigatori, anche una con sede legale ad Ostia, rimasta coinvolta nell'inchiesta "Mondo di Mezzo". Le indagini patrimoniali su alcune attività commerciali della zona, hanno svelato anche uno spaccato legato ai clan della Camorra, che hanno acquistato bar, alberghi, aziende di pisci cultura, agroalimentari e quelle operanti nell'ambito del riciclo dei rifiuti. Alcune opere infrastrutturali risultano essere oggetto d'indagine come il ponte ciclopedonale dove secondo la procura sarebbero coinvolti la sindaca Roberta Tintari, l' assessore Gianni Percoco (Presidente del Consiglio Comunale di Terracina), l’ex assessore ai lavori pubblica Luca Caringi . Agli indagati viene contestato di aver redatto una delibera, da proporre in Giunta dove veniva dichiarato attestavano il falso.

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