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Tenta il suicidio nel Cpr di Ponte Galeria e scoppia la rivolta: materassi a fuoco e porte sbarrate

Cpr di Ponte Galeria nel caos dopo il tentativo di suicidio di un ospite: porte rotte e materasse bruciate. Intervengono squadre di poliziotti e carabinieri.
A cura di Beatrice Tominic
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La rivolta del cpr nel 2014.
La rivolta del cpr nel 2014.

Lo hanno trovato gli agenti intorno alle ore 21 di giovedì 4 luglio nella sua stanza. Stava provando a suicidarsi all'interno del Cpr di Ponte Galeria, Centro per il Rimpatrio di Roma. Il ragazzo, uno dei tanti ospiti del centro che restano nella struttura prima di poter fare ritorno nel proprio Paese, stava provando ad impiccarsi. È stato prontamente bloccato e soccorso. Poco dopo, però, all'interno del centro, è scoppiata la rivolta.

Le proteste nel Cpr di Ponte Galeria

Non è la prima volta che accade qualcosa di simile. I disordini nella struttura sono scattati immediatamente. Gli ospiti hanno iniziato a sbarrare le porte e a dare fuoco ai materassi. Chiamate ad intervenire le forze dell'ordine con pattuglie di carabinieri e squadre di agenti della polizia. Per sedare la protesta gli agenti di polizia, in assetto antisommossa, hanno utilizzano dei lacrimogeni.

La storia di Ousmane Sylla lo scorso febbraio

Senza dubbio non è una situazione nuova quella davanti alla quale si sono trovati carabinieri e agenti nella serata di giovedì 4 luglio 2024. Per contare i tentativi di suicidio avvenuti nei centri di rimpatrio, o anche soltanto in quello romano di Ponte Galeria, non basta una mano. Lo scorso febbraio, però, agenti e ospiti non sono arrivati in tempo. A morire, suicida, un ragazzo di appena 22 anni, consapevole del fatto che sarebbe potuto non tornare a casa: con la Guinea, il suo Paese d'origine, mancano gli accordi per un rimpatrio.

Anche in quel caso, dopo la tragica morte di Ousmane Sylla, nella struttura è scoppiata la rivolta. Accanto al corpo del ventiduenne, impiccato, sono state trovate alcune scritte sul muro.

"Se morissi vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta – si legge – I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro. L'Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace".

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