Teatro di Roma, c’è l’accordicchio: De Fusco rimane al suo posto, ma ci sarà un secondo direttore
Luca De Fusco è il nuovo direttore di Teatro di Roma. Il contratto, dopo lo scontro durissimo andato in onda negli scorsi giorni, è stato firmato ed è entrato in carico. Guadagnerà 150.000 euro l'anno, più del dubbio di quanto guadagnava a Catania. Dopo le proteste per il mancato coinvolgimento del Campidoglio nella nomina, e la scelta a maggioranza presa dai rappresentanti del Mibact e della Regione Lazio, la situazione si è sbloccata dopo che un accordo è stato trovato tra il sindaco Roberto Gualtieri, il governatore Francesco Rocca e il ministro Gennaro Sangiuliano. Già venerdì si vedeva lo spiraglio di un accordo, con il primo cittadino impegnato a buttare acqua sul fuoco.
La soluzione prevede che al momento De Fusco rimanga al suo posto con un contratto quinquennale, in attesa che lo statuto della Fondazione venga rivisto e il ruolo di direttore generale separato dal ruolo di direttore artistico, e le cariche diventeranno triennali.
Dopo giorni di reciproche accuse sui media, si trova una tregua fragile, e il comune potrà almeno indicare il nome di un manager della cultura che vigilerà almeno su spese e investimenti, visto e considerato che è Roma Capitale che versa la stragrande maggioranza delle risorse. Non un'anomalia: sono ormai molti gli stabili che vedono figure diverse per la parte amministrativa e quella artistica, succede a Torino come a Napoli. Un dualismo funzionale alle esigenze del teatro in questo caso, ma anche della politica.
Il sindaco Gualtieri era arrivato a minacciare di sciogliere la Fondazione, ma come abbiamo ricostruito negli scorsi giorni, era proprio la scarsa attenzione prestata al disegno della governance del teatro al momento della nascita del nuovo istituto di Teatro di Roma, ad aver permesso alla destra di scavalcare il comune. Piuttosto che lo scontro totale, si è arrivati a una mediazione, che era quello che il centrosinistra voleva fin dall'inizio, che avrebbe preferito però arrivare a un nome (quello di Onofrio Cutaia) con un profilo decisamente più manageriale e considerato meno legato al centrodestra (definizione che De Fusco ha sempre rigettato). Vedremo ora se tutto andrà come previsto dall'accordo informale raggiunto da Gualtieri, Rocca e Sangiuliano.