Sul caso Emanuela Orlandi parla pure Ali Agca: “Nessuno stupro, rapita per la mia liberazione”
Il procuratore vaticano Alessandro Diddi ha aperto un'inchiesta ufficiale sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Come sappiamo, nei giorni scorsi è stato ascoltato per oltre otto ore il fratello Pietro, che ha portato con sé nuovi documenti e testimonianze inedite sul caso della sorella. Dalla cosiddetta pista inglese al coinvolgimento della Banda della Magliana fino al possibile ruolo della Chiesa nella vicenda.
L'altra pista: il rapimento legato ad Ali Agca, l'attentatore del Papa
Ma c'è un'altra pista legata ad Emanuela Orlandi, quella che conduce ad Ali Agca, l'uomo che attentò alla vita di Papa Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981. Secondo Agca, Emanuela fu rapita e usata come strumento per chiedere in cambio la sua liberazione. "L'apertura dell'inchiesta sul rapimento di Emanuela Orlandi in Vaticano è un atto storico da elogiare. Questo dimostra anche i certi limiti insuperabili imposti davanti a Papa Francesco, altrimenti Papa Francesco avrebbe liberato immediatamente Emanuela", ha detto all'agenzia di stampa LaPresse.
E ancora: "Pietro Orlandi ha ragione quando accusa gli tre ultimi Papi di non averla liberata pur essendo tutti tre in grado di poter farlo. Il Procuratore Vaticano precisa che il mondo guarda il Vaticano: eppure il Vaticano non deve dare nessuna importanza al giudizio del mondo", ha dichiarato ancora Agca.
Non c'è alcun omicidio o stupro e la pedofilia non c'entra niente, secondo l'attentatore del Papa. Le accuse a Giovanni Paolo II sono definite "orribili che devono terminare con l'immediata liberazione di Emanuela e Mirella. Altrimenti il povero Giovanni Paolo II, uomo onesto e innocente, sarà spacciato nel mondo come il Santo del satanismo".
Per Agca "non esiste nessun omicidio e nessuno stupro. La giustizia vaticana e la giustizia italiana non devono disturbare nessuno con infamanti accuse di stupro e pedofilia e omicidio sul caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori" perché "non esiste nessun omicidio e nessuno stupro contro Emanuela e Mirella. La prima telefonata sul rapimento di Emanuela era arrivata al governo Vaticano proprio nella serata del 22 giugno 1983 per chiedere la mia liberazione in cambio della liberazione di Emanuela allora perché questo fu nascosto per tanto tempo?".
Caso Emanuela Orlandi, la lettera inviata da Agca a Pietro Orlandi
A novembre l'autore dell'attentato a Giovanni Paolo II aveva inviato una lettera a Pietro Orlandi in cui sosteneva, per l'appunto, che il mandante del rapimento si trovasse all'interno del Vaticano e che esso fosse legato all'attentato. Il rapimento di Emanuela sarebbe stato in questo senso un modo per convincere lo Stato italiano a liberare Agca, che in cambio della scarcerazione avrebbe dovuto accusare l'Unione Sovietica come mandante del suo gesto.
Nella lettera ha scritto: "Wojtyla in persona voleva che io accusassi i Servizi segreti bulgari e quindi il Kgb sovietico. Il premio per la mia collaborazione, che loro mi offrirono e che io pretendevo, era la liberazione in due anni. Io potevo essere liberato tuttavia solo a condizione che il presidente Sandro Pertini mi concedesse la grazia ed esattamente per questa ragione Emanuela e Mirella vennero rapite".
Nel corso di una telefonata ad Atlantide, il programma di Andrea Purgatori su La7, Agca ha detto: "Secondo me Emanuela è ancora viva. Ho sempre sostenuto che la responsabilità di quanto successo ad Emanuela parte in Vaticano, che Papa Giovanni Paolo II era a conoscenza del fatto e lo sono anche Ratzinger e papa Francesco. all'interno del Vaticano c'è un fascicolo, un dossier che racconta quella verità, che non viene raccontata perché è pericolosa per l'immagine del Vaticano".