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Stupro nel reparto di psichiatria del Sant’Andrea, la ventunenne: “È stato un paziente”

A violentare la 21enne nella notte fra il 24 e il 25 giugno nel reparto di psichiatria dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea sarebbe stato un altro paziente: continuano le indagini.
A cura di Beatrice Tominic
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Azienda Ospedaliera Sant'Andrea.
Azienda Ospedaliera Sant'Andrea.

Sarebbe stato un altro paziente a violentare la ventunenne nel reparto di psichiatria dell'ospedale Sant'Andrea la notte fra sabato 24 e domenica 25 giugno. A rivelarlo sarebbe stata proprio la ragazza, che sarà presto trasferita in un'altra struttura per volere dei familiari, come riportato da il Corriere della Sera. Secondo quanto raccontato, il ragazzo le avrebbe prima somministrato del metadone, forse per stordirla. Sul caso continua ad indagare la polizia che, in attesa del referto medico sulla violenza denunciata, sta cercando dei nuovi elementi, come tracce di Dna sul letto dell'ospedale e sui vestiti della ventunenne.

Le indagini all'ospedale Sant'Andrea

Oltre a passare al setaccio la biancheria e i vestiti indossati dalla ragazza per poter confrontare le tracce del Dna, gli agenti stanno raccogliendo le testimonianze di medici e infermieri che lavoravano durante quella notte e la precedente. A differenza di altre zone dell'ospedale, in quel reparto sembra non ci siano telecamere di sorveglianza.

Spetta agli inquirenti, inoltre, ricostruire il livello di sicurezza nel quale vivono i pazienti, dopo le accuse della madre della ragazza, che metterebbe in dubbio la sorveglianza costante e la divisione dei locali fra pazienti maschi e femmine.

Non ha tardato ad arrivare, però, la risposta da parte dell'azienda ospedaliera Sant'Andrea che ha annunciato indagini interne e smentito i dubbi rilevati dalla famiglia della ragazza: "Sono apparse informazioni non veritiere che, nel rispetto della privacy della paziente possiamo solo parzialmente rettificare segnalando ad esempio come le camere di degenza della Psichiatria non siano miste e come la sorveglianza a vista sia continua, soprattutto perché il reparto accoglie frequentemente pazienti ad alto rischio suicidario. L'Azienda sta collaborando con l'Autorità Giudiziaria per tutte le verifiche necessarie e nel rispetto della privacy".

Il racconto della ventunenne

La prima persona con cui si è confidata la ragazza è stata una zia, nel tardo pomeriggio del giorno successivo, domenica 25 giugno. Secondo quanto raccontato dalla ventunenne, che si è resa conto della violenza subita soltanto ore dopo, prima di rivolgersi alla zia, avrebbe provato a chiedere aiuto al personale medico. La ragazza, che ha problemi di tossicodipendenza, ha alternato uno stato di veglia a quello di sonno per tutta la giornata: trovandola in stato confusionale non sarebbe stata presa sul serio fino all'arrivo della zia.

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