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Stupro di Primavalle, perdono giudiziale a due ragazze accusate di spaccio: “Sono pentite”

Il giudice ha concesso il perdono giudiziale a due delle minori accusate di spaccio nel filone dell’inchiesta per droga nella villetta di Primavalle, dove è stata stuprata una ragazza.
A cura di Natascia Grbic
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Le due ragazze accusate di aver spacciato droga alla festa di Capodanno 2020 nella villetta di Primavalle dove una minore è stata stuprata, hanno ricevuto dal giudice il perdono giudiziale. A riportarlo, è la Repubblica. Le due ragazze, all'epoca dei fatti minorenni, non dovranno così affrontare il processo e la loro fedina penale rimarrà pulita.

Il perdono giudiziale è un istituto giuridico che riguarda solo i processi in cui sono coinvolti minorenni e la cui condanna non sarebbe superiore a due anni. Viene concesso nel caso in cui il giudice ravveda un pentimento e ritenga che la pena possa produrre un effetto contrario a quello della rieducazione.

A ottenere il perdono, in questo caso, sono state una giovane di 17 anni e un'altra minore, figlia di una soubrette. Il giudice non lo ha concesso invece agli altri giovani, rinviando a giudizio due ragazzi e una ragazza accusati di stupro.

Il processo principale per stupro è a carico di Patrizio Ranieri, l'unico maggiorenne accusato di aver violentato Sara, all'epoca dei fatti 16enne. La giovane, che è stata anche stordita con alcol e droga, è stata stuprata da diversi ragazzi mentre era incapace di intendere e di volere. Nessuno l'ha aiutata nonostante i palesi abusi che si stavano consumando in quella casa. Anzi. Quando è stato chiaro che avrebbe denunciato, è stata minacciata da quelli che sarebbero dovuti essere i suoi amici. Anche i genitori dei ragazzi si sono messi in mezzo, insultandola e millantando ritorsioni. Lei è andata dai carabinieri e ha raccontato tutto ciò che le era accaduto. Adesso non vive più in Italia e sta cercando di costruirsi una nuova vita all'estero.

È una ferita che non si rimargina – ha dichiarato il padre della ragazza in un'intervista a Il Corriere della Sera – e probabilmente un supporto medico e psicologico dovrà accompagnarla tutta la vita. Dopo 36 mesi di baratri alternati a faticose risalite, il dolore interiorizzato diventa più gestibile, per lei e anche per me, pure io ci ho rimesso la salute, ma queste oscillazioni convergono sul dubbio più atroce e fondamentale, che non ci fa dormire la notte, a entrambi ciascuno a modo suo. Il 2024 ci dirà se tutto quello che ha subito mia figlia la renderà forte e corazzata oppure la spezzerà definitivamente lasciandola fragile per tutta la vita".

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