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Stupro di Capodanno, le violenze raccontate ai genitori: “A ma’, me la so sco… a divertimme”

I genitori dei ragazzi presenti alla festa di Capodanno sapevano cos’era successo. Hanno spalleggiato i figli, dando definendo ‘infame’ il padre della giovane, che li ha denunciati.
A cura di Natascia Grbic
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"A ma' se semo popo divertiti. Io te dico… io una me la so popo sc… a divertimme ma". Sono queste le parole con cui uno dei ragazzi indagati per stupro parlava alla madre, raccontando cos'era accaduto la notte di Capodanno 2020 nella villetta di Primavalle. Famiglie compiacenti e omertose, che una volta saputo cosa hanno fatto i figli hanno cercato di insabbiare le cose, spalleggiandoli e insultando la vittima e la sua famiglia per aver denunciato.

"Stavamo io e lei dentro a ‘n bagno e…uno pure se fosse…me voi beve? Ecco, famme una multa e beveme perché stavo a un altro Comune e perché ho portato l'alcolici che so minorenne…e stupefacenti", la frase di un altro ragazzo ai genitori, riportata da la Repubblica. Il giovane in questione parla tranquillamente con la madre e il padre di cosa è successo con Sara (nome di fantasia, ndr) e della droga portata alla festa. Anche in questo caso, dai genitori nessuna reazione.

Nelle intercettazioni effettuate dai carabinieri nei giorni successivi alla violenza, non c'è stato un solo genitore che ha reagito di fronte a quello che i figli dicevano loro. O meglio, lo hanno fatto: ma giustificandoli e dandogli ragione.

Tanto che uno di loro, quando ha saputo della denuncia fatta dalla famiglia della vittima, ha definito il padre della ragazza ‘un infame'. "Cioè, tu manni tu fija a 16 anni co' lockdown, oltretutto che n'abiti manco qua a na festa e poi er giorno dopo te sveji e denunci? Ma che sei n'infame? Cioè così sei popo un vile, un verme, un miserabile".

Nelle intercettazioni si sente un giovane rassicurare la madre, dicendo di aver preso contatti con una personale autorevole. Il ragazzo in questione non è indagato, ma si è mosso per tutelarsi nel caso fosse stato chiamato dai carabinieri. Avrebbe quindi contattato un legale, che avrebbe avuto il compito di ricattare i genitori della vittima. Se la ragazza avesse sporto denuncia, l'avrebbero denunciata per droga.

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