Stupro di Capodanno, le intercettazioni telefoniche dei ragazzi: “Je sparo nfaccia a sta pu…”
Nel corso della notte fra San Silvestro 2020 e Capodanno 2021 una ragazza di 16 anni è stata stuprata durante una festa in una villetta nella zona Torresina, vicino Primavalle. Oggi, dopo più di un anno, sono 3 i ragazzi arrestati per la violenza sessuale e spuntano le intercettazioni fra i partecipanti al party. Cosa si sono detti? Secondo l'ordinanza di arresto del gip del tribunale di Roma, sono molti i ragazzi, sia minorenni che maggiorenni, che hanno parlato di quanto è accaduto durante la festa di Capodanno. Alcune conversazioni, avvenute tramite messaggi su Instagram o Whatsapp, risalgono al giorno immediatamente successivo e, talvolta, vedono coinvolti soggetti estranei al party. In altri casi, però, sono proprio i ragazzi, compresi quelli indagati (e, in seguito, arrestati), che discutono al telefono di quanto successo, cercando di concordare versioni comuni.
Stupro di Capodanno: il giorno dopo
Nel corso della giornata dopo la nottata in cui si è consumato stupro, fra gli auguri per il nuovo anno, il 2021, alcuni dei partecipanti al party hanno parlato della serata appena passata. Una di queste conversazioni, ad esempio, è quella che un minorenne intrattiene con l'ex compagno della madre. Il giovane lo rassicura sulla riuscita della festa: "Tutte tr… erano ahahah. Guarda una che ha lasciato qua" – e allega una foto in cui mostra un tubetto di una crema spesso utilizzata anche per facilitare i rapporti sessuali.
Una seconda conversazione, stavolta su Instagram, invece, vede protagonisti due dei partecipanti. Qui, uno dei ragazzi maggiorenni incalza l'altro: "Se ne so andate, ma c'hai sc…!" L'altro, uno dei minorenni accusati di aver preso parte allo stupro della 16enne, invece, sostiene di aver avuto il rapporto con la ragazza: "Co tutto sangue sulla maglietta, avevo appena finito . Stavo mbriaco, tutti a parla fermate. Chiedijelo a *** se ho sc…, che me cacava rc… che doveva entra lui a sc… a ahahah. S'é sc… pure lui a mia poi."
L'incontro fra l'aggressione e la vittima
La prima intercettazione rilevata vede una telefonata fra il cellulare della ragazza stuprata e quello di uno dei ragazzi presenti. A parlare con il ragazzo, però, c'è la sua fidanzata e amica della vittima: "Lei sta facendo venire *** (il ragazzo poi arrestato per lo stupro, ndr) perché gli deve chiedere delle cose perché non si ricorda. Non sa quello che è successo… e si ricorda le cose a tratti e vuol chiedergli appunto queste cose a tratti… poi alla fine cos'è successo. Perché, perché, bo.. perché lei dice che non vuole accusare gente che non c'entra un c…". Nella stessa giornata, infatti, i due, la vittima e lo stupratore si sono dati appuntamento e, stando a quanto si intuisce dagli ultimi contatti, si sarebbero anche visti.
Le prime convocazioni con le forze dell'ordine
L'11 gennaio, in altre intercettazioni, il proprietario di casa, utilizzando il telefono della madre, ha chiamato uno degli altri ragazzi, minorenni che poi saranno indagati per le violenze sessuali: in questo caso viene fatto riferimento ad un video in cui la vittima diceva che era stato piacevole avere avuto rapporti con i tre soggetti. Un paio di ore dopo i ragazzi si sono sentiti di nuovo, stavolta preoccupati di poter essere convocati dalla polizia per esprimersi riguardo ai fatti della serata di Capodanno. "No perché è andata all'ospedale che je se so rotte e cose… ", dice uno all'altro. La sera successiva, la conversazione è fra altri due ragazzi. Nelle intercettazioni viene chiaramente detto che la responsabilità deve ricadere sulle tre persone coinvolte: "Se l'è sc… lui… te e ‘n altro… la responsabilità se la devono pià loro… eh." E l'altro si difendeva sottolinenando le violenze compiute da uno dei ragazzi che adesso sono stati arrestati: "…Se l'è sc… dieci volte."
Le intercettazioni: nessuno deve fare nomi
Nel corso delle telefonate successive i ragazzi si chiedono più volte se siano usciti i loro nomi, nelle conversazioni con la vittima o durante la convocazione dai carabinieri: "Mo non so fratè se quarcuno der Quartaccio ha fatto i nomi… ma io no". E ancora: "Che m'hanno detto… niente… volevano che je facevamo i nomi… e nun je l'jo fatti…" Nel corso di una di queste testimonianze, inoltre, uno dei maggiorenni, oggi in arresto, ha tranquillizzato uno dei ragazzi minorenne, accusato a sua volta di aver preso parte alle violenze e la madre di quest'ultimo dopo la convocazione: "La denuncia ce arriverà per falsa testimonianza o pe' assembramenti… perché sta ragazza ha fatto i danni."
E mentre molti, in quel periodo di convocazioni dalle forze dell'ordine, si stavano sbrigando a cancellare video, chat e altre testimonianze di quella notte, altri erano più sereni: "Tanto non è niente de serio… perché se a me me dici "viè tra na settimana"… Capi? Se era qualcosa de serio me dici: "oh te devo veni' a pia'", capito come?" Sembrava sinceramente sicuro di essere considerato estraneo alla vicenda: "Fratè, l'unica presa bene lo sai qual è stata pure? Lo sai che j'ha detto lei (nel corso dell'intercettazione viene pronunciato il nome della vittima) de me? …Che manco me la so' sc… io… pure se era consenziente meno male!" Ed è qui che confidava, oltre alla lista degli oggetti rinvenuti nella casa in cui si è svolta la festa ("Il telefono tuo, una felpa piena de … e le bustine de pe' e quello che me so perso io"), anche di aver ammesso alla propria madre quanto accaduto.
Il racconto della verità e le parole contro la vittima
In molte altre conversazioni, oltre a ripercorrere dettagliatamente quanto successo nel corso della serata, compreso il sangue sulla maglietta mostrata a tutti, i ragazzi cercano di escogitare dei modi per non far emergere i loro nomi. Ad inizio febbraio, però, uno di loro, sotto consiglio dell'avvocato decide di tornare dai carabinieri. In una telefonata con la sua fidanzata, lo si sente dire: "Je devo anna' a di' la verità". Mentre inizia a girare la voce che ad essere puniti saranno soltanto 4 maggiorenni, le telefonate continuano. Uno dei minorenni, poi accusato di aver preso parte allo stupro, viene registrato mentre minimizza la vicenda: "Un conto tu me dici: "Oh, te sei sc… una pischella in quattro, l'hanno presa dentro una stanza. Io me so sc… una pischella, stavamo io e lei dentro a n'bagno e basta" – e aggiunge – "Giuro che io pio sta p… de merda e je sparo in faccia." A questo punto, però, fra le persone intercettate, spuntano anche i genitori dei ragazzi.