Stupro di Capodanno, il racconto della ragazza: “Una sigaretta bagnata e poi non ricordo niente”
"Patrizio mi ha preso per mano e mi ha fatto salire le scale e siamo andati direttamente in bagno… Quando siamo entrati in bagno, ho sentimenti, emozioni, flash… Non stavo male fisicamente, sentivo solo di non riuscire più a ragionare, a pensare, a capire la situazione. Avevo perso la coscienza". Questo è un estratto dell’agghiacciante testimonianza che Sara (nome di fantasia) ha rilasciato davanti al giudice che le ha chiesto di riportare in aula ancora una volta i dolorosi ricordi di quel Capodanno a cavallo tra il 2020 e il 2021. Quella sera di ormai tre anni fa, infatti, la ragazza è stata vittima di uno stupro all’interno della villetta di Primavalle dove si stava tenendo una festa tra giovani della "Roma bene".
"Mi hanno dato una sigaretta bagnata e poi ho perso la coscienza"
Era ancora il periodo del lockdown, il 31 dicembre 2020, quando Sara è stata invitata a Primavalle a una festa con altri ragazzi, tra cui anche figli di nomi noti nel mondo dello spettacolo e della politica romana. Sono discordanti le versioni su cosa sia realmente accaduto quella sera: la giovane in aula è stata chiamata a presentare la sua testimonianza e ha ripercorso la drammatica vicenda dalla sua prospettiva, a partire dallo stato di ‘non coscienza' nel quale si trovava. "Mi hanno dato una sigaretta bagnata. Era poco prima di mezzanotte. Da quel momento mi sono sentita molto male, come se mi si fosse fuso il cervello. Non stavo male fisicamente, avevo perso la coscienza", ha riferito la giovane, al tempo dei fatti sedicenne.
"A un certo punto mi hanno presa per mano e mi hanno portata da qualche parte. Io, non essendo in uno stato fisico buono e non avendo la minima idea di ciò che mi potesse succedere, ho deciso di fidarmi perché non pensavo che mi potesse accadere qualcosa di male. Patrizio (Patrizio Ranieri è attualmente l’unico imputato per lo stupro, ndr) mi ha fatto salire le scale e siamo andati direttamente in bagno. Quando siamo entrati in bagno, ho sentimenti, emozioni, flash… Non so come descrivere, era come se mi stessero schiacciando, compressando, ricordo che sentivo dolore ovunque, in ogni angolo del mio corpo".
I ricordi sono confusi, ma Sara ha ben presente la sensazione di ansia che le è rimasta addosso per mesi e mesi: la violenza ha probabilmente visto il coinvolgimento di più ragazzi, tra chi abusava in prima persona di lei e altri che facevano il palo fuori dalla porta del bagno.
Una seconda violenza: le accuse e l'abbandono delle amiche
Come se fosse necessario, la giovane attualmente diciannovenne si trova a doversi difendere da chi la accusa di mentire, sostenendo che fosse cosciente al momento dell’accaduto: "Mai avrei detto sì, graffiami tutta, fammi sanguinare, fammi stare male per un anno e poi chiamarmi pure p…a davanti a tutti. Mai avrei detto vai in giro a far vedere la tua maglietta sporca del mio sangue. Non avrei mai detto sì a tutto questo".
Quella sessuale infatti non è l’unica violenza che Sara subisce quel Capodanno: la mattina dopo, e per i mesi a venire, la giovane si trova nella condizione paradossale non solo di non essere creduta, ma anche di venire accusata di essere ‘di facili costumi': insulti che provengono anche dalla stessa cerchia di quelli che considerava amici e amiche. "(Dopo la violenza, ndr) mi sono seduta su un divano, per stare un po’ ferma, ma non riuscivo a dire una parola, c’erano anche altri ragazzi, non li conoscevo, erano arrivati dopo, si sono messi a insultarmi, a darmi della p… Non ho reagito, non sapevo cosa fare, non ho mosso lo sguardo, ero in uno stato di terrore per ciò che avevo davanti".
L’incubo non termina però con il sorgere del sole: "Quando mi sono svegliata, avevo dolori dappertutto. Alle gambe, ai piedi, alla testa, alla cute. Poi ho scoperto che avevo graffi su pancia, glutei e spalle". La ragazza si rivolge allora all’amica con la quale aveva dormito, chiedendole aiuto: "La porto in bagno, le dico accompagnami a casa. Ma lei non mi ha sentito, forse ha pensato che erano i postumi della serata e mi ha detto solo ‘chiama il papà di Martina (un'amica di Sara, ndr) e fatti venire a prendere’. Insomma, non mi ha voluto proprio ascoltare e io mi sono sentita intrappolata. Non sapevo che fare, avevo voglia di sparire, di andarmene da quel posto il prima possibile".
Finalmente arriva a prenderla il padre di un’amica e la ragazza riesce a lasciare la villetta di Primavalle. Ma la doccia e i panni puliti non migliorano il suo stato d’animo: "Non so descrivere. Ho pensato, mi faccio una doccia, l’acqua calda mi calma, mi sono messa sotto l’acqua ma non ho toccato sapone, non ho toccato il mio corpo, l’acqua mi è scivolata addosso. Non riuscivo a guardarmi, vedevo solo su, verso l’acqua che scorreva. Sentivo dolore fisico. Mi sono sentita schifata anche da me stessa perché le conseguenze erano sul mio corpo. All’inizio ero sotto choc, avevo difficoltà a mettere a posto i pezzi del puzzle. Allora ho preso coscienza. Non ho mai voluto incolpare nessuno ingiustamente", continua a doversi difendere.