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Stupro di capodanno, il mistero del dna sugli slip della vittima: “Non è di nessuno degli indagati”

Stupro di capodanno a Roma, il mistero del dna: “Il campione trovato sugli slip della ragazza, nell’area perivaginale, non l’abbiamo potuto attribuire a nessuno dei soggetti coinvolti”.
A cura di Enrico Tata
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C'è un campione di dna, trovato sugli slip della vittima, che non appartiene a nessuno degli indagati. Lo ha detto il tenente colonnello dei carabinieri Filippo Barni nel corso di un'udienza sullo stupro avvenuto nella notte di Capodanno 2020 durante una festa in una villetta di Primavalle, Roma Nord.

Secondo il vice comandante della sezione biologia del reparto investigazione, queste le sue parole esatte davanti ai giudici, "il dna trovato sugli slip della ragazza, nell’area perivaginale, non l’abbiamo potuto attribuire a nessuno dei soggetti coinvolti". In altre parole, c'è un "mister X", un altro ragazzo, forse, che ha partecipato alla violenza, ma che non è ancora stato indagato.

Gli accusati di violenza sessuale nei confronti della ragazza sono tre, ma il processo attualmente in corso riguarda soltanto il giovane che era maggiorenne all'epoca dei fatti. Gli altri due saranno giudicati dal Tribunale dei minori.

Secondo quanto ricostruito dai pm, la violenza sarebbe avvenuta nel bagno della casa. La prima volta la giovane sarebbe stata violentata dal ragazzo più grande e poi dagli altri due, all'epoca dei fatti entrambi minorenni.

Sugli slip della ragazza, come anticipato, è stato trovato un campione di dna che non appartiene a nessuno dei tre. Per i loro difensori, la spiegazione è ovvia: "Non è mai stato approfondito il ruolo dei ragazzi arrivati alla festa dopo mezzanotte. Eppure in alcune intercettazioni si ascoltano queste persone cercare di influenzare le indagini. In ogni modo la dichiarazione del tenente colonnello esclude responsabilità del mio assistito", ha dichiarato per esempio l’avvocato Fabrizio Gallo. Il legale si riferisce ai cinque ragazzi che, intorno a mezzanotte, arrivarono alla festa nella villetta a bordo di una Smart.

La vittima, che all'epoca dei fatti aveva 16 anni, ha ricostruito così la violenza nel corso di un'udienza: "Mi ha preso per mano e mi ha fatto salire le scale e siamo andati direttamente in bagno… Quando siamo entrati in bagno, ho sentimenti, emozioni, flash… Non stavo male fisicamente, sentivo solo di non riuscire più a ragionare, a pensare, a capire la situazione. Avevo perso la coscienza".

E ancora: "Mi hanno dato una sigaretta bagnata. Era poco prima di mezzanotte. Da quel momento mi sono sentita molto male, come se mi si fosse fuso il cervello. Non stavo male fisicamente, avevo perso la coscienza. A un certo punto mi hanno presa per mano e mi hanno portata da qualche parte. Io, non essendo in uno stato fisico buono e non avendo la minima idea di ciò che mi potesse succedere, ho deciso di fidarmi perché non pensavo che mi potesse accadere qualcosa di male".

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