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Guerra in Ucraina

Studenti per il clima oggi in piazza: “Contro la guerra dobbiamo entrare nell’era delle rinnovabili”

Filippo Sotgiu è attivista di Fridays For Future Roma e portavoce del movimento a livello nazionale. Oggi gli studenti scioperano per il clima e contro la guerra. Con lui abbiamo discusso di come è connessa l’economia dei fossili ai conflitti.
A cura di Valerio Renzi
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Oggi scendete in piazza in tutta Italia, non solo contro i cambiamenti climatici ma anche contro la guerra. Come sono connesse le due cose?

L'attuale guerra in Ucraina è possibile solo grazie ai governi europei che continuano a finanziare la Russia attraverso l'acquisto di combustibili fossili: l'economia Russa dipende per oltre la metà da questa risorsa, e sarebbe messa in seria difficoltà se smettessimo di comprarla, ma dall'inizio dell'invasione l'Europa ha pagato quasi 18 miliardi di euro alle aziende russe. Per smettere di finanziare questo conflitto dobbiamo smarcarci dai combustibili fossili, e le misure necessarie per farlo sono le stesse richieste dalla transizione ecologica (investimento sulle rinnovabili, efficienza energetica, sostituzione caldaie a gas…). Queste misure farebbero anche abbassare drasticamente le bollette.

Armi, armamenti, politiche energetiche che guardano al carbone e al nucleare. La guerra ci fa tornare indietro?

Qualsiasi guerra ci fa tornare indietro come civiltà. Ma le scelte che il governo sta prendendo non sono imposte dalla guerra, ma al contrario da una profonda miopia e incapacità di riconoscerne le cause. Legarci di più ai combustibili fossili – o farceli vendere da altri paesi – non risolverà il problema, sposterà soltanto la nostra dipendenza verso qualche altro paese autoritario, pronto a sfruttarla per difendere il proprio regime come sta facendo oggi la Russia di Putin

La manifestazione della Gkn di sabato a Firenze e la mobilitazione di FFF sono "gemellate". Come è nato l'incontro tra voi e gli operai che hanno vinto la lotta contro la delocalizzazione?

Chi lavora per ostacolare la transizione ecologica non perde occasione per mettere gli uni contro gli altri lavoratori e giovani che chiedono un futuro. Ai lavoratori dicono che vengono licenziati per proteggere il futuro dei loro figli, e a noi dicono che la transizione ecologica non si può fare perché altrimenti bisognerebbe licenziare i lavoratori. La verità è che questa storia è un inganno: chi la propina non ha nessun interesse né per i lavoratori, né per il futuro, ma vuole soltanto proteggere i propri profitti.
Noi e i lavoratori di GKN abbiamo realizzato entrambi questa verità, e abbiamo deciso di lavorare insieme per sfatare questa falsa narrazione: una transizione ecologica giusta è possibile. Il fatto è che per ottenerla serve modificare il nostro sistema economico, che è disegnato per proteggere gli interessi di pochi al prezzo del benessere collettivo. Per questo abbiamo cominciato a lavorare su proposte comuni di riforme strutturali, come la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, per eliminare la disoccupazione, o la conversione delle aziende automobilistiche in poli pubblici della mobilità sostenibile

Un giudizio sul governo Draghi e su ministro della Transizione Cingolani. Che fine hanno fatto le politiche di transizione energetica tanto sbandierate?

I numeri parlano da soli. Nel 2021 l'Italia ha installato 1,4 GigaWatt di nuova potenza rinnovabile, contro gli 8 ritenuti necessari dallo stesso governo per raggiungere gli obiettivi europei. Che a loro volta sono giudicati come largamente insufficienti dagli scienziati. Di fatto abbiamo perso un altro anno di tempo, senza aver mai percepito la volontà di affrontare la crisi climatica come una vera e propria emergenza

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