Strage Fidene, la lettera dell’ex presidente del poligono imputato: “Campiti mi ha rovinato la vita”
Bruno Ardovini, l'ex presidente della sezione Tiro a segno nazionale di Roma e oggi imputato nel processo sulla strage di Fidene, rompe il silenzio dopo oltre due anni dalla tragedia. Lo ha fatto consegnando, attraverso il suo legale Mauro Capone, una memoria personale ai giudici della Corte d'Assise, che in questi mesi sono occupati a giudicare i fatti avvenuti l'11 dicembre 2022 nella periferia Nord Est di Roma. Tre lunghe pagine di riflessioni dove in primo luogo vuole rivolgersi ai parenti delle quattro vittime, affermando di essere addolorato per i fatti avvenuti quel giorno e di avere un pensiero costante nei loro confronti.
"Campiti mi ha rovinato la vita"
Nelle prime righe ci tiene a ribadire di non essere "uno degli artefici di quanto è successo" e di aver invece subito sulla propria pelle le conseguenze. "Non voglio dire di essere anche io una vittima di Campiti per rispetto verso chi ha perso una moglie o una madre, ma sicuramente quell'uomo mi ha rovinato la vita in termini di salute, rapporti familiari e personali".
Poi continua scagliandosi contro l'operato della questura e del ministero che non avrebbe, secondo Ardovini, vigilato abbastanza. "A Campiti doveva essere impedito l'accesso totale alle armi e questo poteva attuarlo solamente la Questura di Rieti, che si è limitata a negargli il porto d'armi". L'ex presidente sottolinea che i rari incidenti avvenuti all'interno del poligono si sarebbero verificati a causa di soggetti problematici già noti alle forze dell'ordine mentre i TSN erano ignari.
Infine Ardovini in questa storia si definisce un "capro espiatorio" delle mancanze di tutti e ribadisce la sua volontà di mostrare le gravi carenze portate avanti da persone ed enti "più importanti e più qualificati".
Il processo sulla strage di Fidene
La Procura ha chiesto ai giudici l’ergastolo per Claudio Campiti, 4 anni e un mese per Bruno Ardovini allora presidente della sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e 2 anni per Giovanni Maturo, addetto al locale dell’armeria del poligono di Tiro di Tor di Quinto. Il processo si sta quindi avvicinando alle battute finali e tra fine gennaio e i primi di febbraio dovrebbe arrivare la sentenza di primo grado.