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Strage Fidene, Campiti in aula legge un messaggio delirante: nessun pentimento, accuse al consorzio

Claudio Campiti, l’uomo che due anni fa ha ucciso quattro donne durante una riunione del consorzio Valleverde a Fidene, ha letto in aula un messaggio in cui accusa l’associazione di non aver portato a termine i lavori.
A cura di Natascia Grbic
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Si è tenuta oggi una nuova udienza del processo a Claudio Campiti, l'uomo che l'11 dicembre 2022 uccise quattro donne in un bar a Fidene, durante una riunione di condominio del consorzio ‘Valleverde'. Il killer si è presentato oggi in aula, chiedendo di poter leggere, tramite il suo avvocato, una breve dichiarazione. Nessuna parola di pentimento per quanto fatto, e per aver tolto la vita a Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis, ma l'ennesimo attacco al consorzio Valleverde, da lui definito ‘associazione a delinquere'.

"Mi rivolgo a tutta la giuria ed in particolare a quelli non esperti in legge – il messaggio di Campiti in aula – Se avete letto il mio blog e avete domande da farmi, potete farmele attraverso il mio avvocato e se la procedura lo consente vi risponderò scrivendovi. Al fine di chiarire meglio il mio gesto chiedo di chiamare anche i sindaci di Ascrea e Rocca Sinibalda ed il loro prefetto. Poi domando, quanti anni devono durare i lavori, quando secondo il comune di Rieti devono durare massimo 5 o 10 anni e non mezzo secolo trasformandosi in un'associazione a delinquere come ha affermato personalmente a me un magistrato".

Sentiti in aula Belfiore e Giannini

Oggi in aula sono stati ascoltati come testimoni anche il questore di Roma Carmine Belfiore, e il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, all'epoca capo della Polizia di stato. Belfiore in particolare ha parlato delle varie irregolarità non solo del poligono di Tor di Quinto, da dove Campiti rubò l'arma, ma di varie strutture di tiro nella capitale. Imputati infatti nel processo, sono anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell'armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto.

"Quando avvenne la strage a Fidene mi ero insediato da pochissimi giorni, forse cinque – le parole di Belfiore – Il tragico episodio avvenne a distanza di poco tempo da un altro grave fatto di sangue, l'omicidio di tre prostitute. Dopo la sparatoria compiuta da Claudio Campiti verificammo che al poligono di Tor di Quinto c'erano già stati incidenti e criticità. Decidemmo di compiere accertamenti su tutti i poligoni di tiro ed emersero molte situazioni di irregolarità, tanto che effettuammo diverse sanzioni e alcune strutture furono chiuse". Risultò inoltre evidente che "a Tor di Quinto l'organizzazione di come venivano distribuite armi e munizioni non andava bene". Giannini, invece, ha spiegato come non era stato concesso il porto d'armi a Campiti, con la Questura che lo aveva negato.

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