Strage Fidene, Campiti in aula: “Ho agito per un torto subito”. Nessuna parola di pentimento
Il processo sulla strage di Fidene è arrivato alle battute finali e Claudio Campiti, imputato per l’omicidio di quattro donne, ha scelto di parlare ancora una volta in aula. Ha chiesto alla Corte di Assise di Roma di ascoltare le sue dichiarazioni spontanee, sfogliando una ventina di fogli scritti a mano.
Un discorso lungo, articolato, durato per quasi un’ora. Ha esordito ringraziando i giudici per non "averlo definito pazzo" e poi aggiungendo: “Non ho intenzione di essere dichiarato incapace di intendere e di volere ma sono disposto a farmi definire pazzo per giustificare il mio gesto ma in relazione al torto a me subito. Il mio è stato un comportamento umano di una persona che ha subito un torto ed ha avuto quindi un momento di pazzia".
Durante il su lungo discorso, Campiti ha voluto parlare anche del figlio morto anni fa per un incidente sugli scii ed ha poi ribadito il suo livore nei confronti del consorzio. Parlando della strage compiuta ha parlato di "legittima difesa" ed ha evidenziato come i presenti alla riunione dopo la sparatoria lo avrebbero immobilizzato e picchiato. "Se non lo avessimo fermato chissà quante altre persone avrebbe ucciso" sussurra uno dei sopravvissuti scuotendo la testa.
Le reazioni
Nessun segno di pentimento e nessuna parola o gesto di scuse nei confronti dei parenti delle quattro vittime. Alcuni erano presenti in aula e dopo aver ascoltato le prime frasi di Campiti hanno preferito uscire.
"Mai una parola di conforto o di comprensione nei confronti delle vittime – ha dichiarato Francesco Innocenti, legale di parte civile – abbiamo sentito molto parlare dei suoi diritti, abbiamo sentito molto parlare dei fatti della sua vita che secondo lui lo hanno portato a questo momento. Però non abbiamo sentito una parola davvero sui diritti violati alle vittime ovvero il diritto alla vita".
Il processo
La Procura ha chiesto ai giudici l’ergastoloper Claudio Campiti, il killer della Strage di Fidene, 4 anni e un mese per l’allora presidente della sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e 2 anni per un addetto al locale dell’armeria del poligono di Tiro di Tor di Quinto. La prossima udienza è prevista il 4 febbraio e probabilmente quel giorno arriverà anche la prima sentenza.