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Storia della tormentata pista ciclabile sul Lungotevere, tra errori e polemiche

La tormentata storia della pista ciclabile sul Lungotevere, inaugurata nell’ormai lontano 2005 da Walter Veltroni. Più di quindici anni di polemiche, interventi della Soprintendenza a tutela del paesaggio ed errori, fino all’ultima contestata colata di cemento della giunta della sindaca Virginia Raggi.
A cura di Paola Palazzo
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Tutto da rifare. La Soprintendenza ha bocciato i discussi lavori di riqualificazione della pista ciclabile lungo la banchina del Tevere. Un brusco e inaspettato stop per il Campidoglio proprio mentre erano in corso gli ultimi interventi di ripristino. "A distanza di oltre dieci giorni siamo ancora alle carte – ha scritto in un post su Facebook l'assessora ai Lavori pubblici, Linda MeleoLe giornate passano e le persone attendono che la pista ciclabile sia completata per poterla usare in sicurezza. Io credo che ai cittadini interessi poco di questi aspetti tecnici e burocratici". L'Ente statale ha contestato al Dipartimento le procedure adottate per i lavori, poiché l'area interessata dall'opera si trova proprio al disotto dei muraglioni del Tevere, soggetti a importanti vincoli paesaggistici e monumentali.

La pista ciclabile sul Tevere da Veltroni a Raggi

Non è la prima volta che la ciclabile sul Lungotevere e oggetto di scontro tra Amministrazione e Soprintendenza. Nel 2005, l'allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, inaugurò l'itinerario ciclopedonale lungo il Tevere, nel tratto compreso tra ponte del Risorgimento a ponte Sublicio, lungo poco più di sei chilometri. In quell'occasione la soprintendenza non permise la colata di asfalto e sui sanpietrini furono disegnate due strisce bianche e il simbolo della bici. La prima stesura di bitume venne effettuata qualche anno dopo, nel 2008 con l'Amministrazione Alemanno, anche a seguito delle proteste di molti ciclisti stanchi di pedalare sui sanpietrini sconnessi. Nel 2021 l'Amministrazione Raggi decide di riqualificare pista ciclabile nel tratto compreso tra Ponte del Risorgimento e Ponte Marconi, lungo circa cinque chilometri. E i lavori partono il 26 aprile.

Foto di Oscar Rafone
Foto di Oscar Rafone

Le polemiche sui lavori di rifacimento della ciclabile

A pochi giorni dall'inizio dei primi interventi, le immagini di una lunga colata di catrame e bitume impazzano sui social corredati da centinaia di commenti da parte dei cittadini i politici. A fare da aprifila è il leader di Azione e candidato alle prossime elezioni comunali, Carlo Calenda, che posta sul suo profilo Instagram una fiaba in chiave ironica sulla sindaca Virginia Raggi. L'assessore al Personale Antonio De Santis condanna le critiche mosse da Calenda invitandolo ad "attendere le varie fasi dei lavori".  Al centro delle polemiche l'aspetto estetico del nuovo percorso che stona con il paesaggio circostante. Giudizi prematuri e fuorvianti, ribatte l'assessora Meleo e rassicura i romani che gli interventi non sono completati ma proseguiranno con rifiniture cromatiche e apposita segnaletica orizzontale. "E non lasciano l'erba", scrive un artista anonimo a caratteri cubitali sulla lingua d'asfalto, citando un verso de "Il ragazzo della via Gluck" di Adriano Celentano.

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Lo scaricabarile

Se poi l’asfalto lo mettessimo sulle strade per coprire le buche e non sulle rive del Lungotevere sarebbe bello – ha ironizzato il presidente della Regione Lazio, Nicola ZingarettiQuesta è la bellezza di questa città, una città piena di buche e noi mettiamo il bitume sul Lungotevere”.  Dura la replica di Pietro Calabrese, assessore alla Mobilità: "Zingaretti come Salvini. Povero, è in ritardo di oltre 15 anni. L’asfalto c’era già. I lavori erano stati programmati quando era sindaco Veltroni, realizzati poi con Alemanno. Qualcuno gli rinfreschi la memoria". Stufo di essere chiamato in causa come lo scaricabarile della situazione, l'ex sindaco Gianni Alemanno ha voluto raccontare i fatti dal suo punto di vista: "Come stanno le cose? La pista ciclabile asfaltata su quel tratto di lungotevere fu progettata e finanziata dalla Giunta Veltroni, con il parere favorevole della soprintendenza dei beni culturali. L’opera fu poi realizzata dal nostra giunta, ma con un asfalto speciale che era perfettamente compatibile con i colori e l’assetto degli argini del Tevere, infatti per questo la sovrintendenza aveva dato il suo assenso".

La soprintendenza boccia i lavori di riqualificazione

I lavori di ripristino proseguono e sembra che Dipartimento e soprintendenza trovino un accordo per sostituire quel nero bitume con un grigio chiaro. Ma il colore, in realtà, si rivela l'ultimo dei problemi e l'opera di riqualifica presenta difformità ben più gravi. Il nulla osta richiesto risulta sbagliato e manca la documentazione tecnica e grafica che descriva nel dettaglio gli interventi da effettuare in una zona soggetta a tutela monumentale e paesaggistica. E non importa se si tratta di "manutenzione ordinaria per ripristinare un manto che già esisteva", come ha più volte sottolineato l'assessora Meleo. La soprintendenza si è espressa e il Dipartimento deve ricominciare da capo.

L'epilogo: tutto da rifare

La notizia ha suscitato il rammarico di molti ciclisti romani che ogni giorno percorrono quel tratto di pista per andare a lavoro o a scuola ed evitare di pedalare in strada (con il rischio di essere investiti da auto e scooter).

"Mi sono appena incatenato sul Lungotevere – scrive mercoledì scorso su Facebook il pentastellato Paolo FerraraQui stavamo riqualificando un percorso dove non veniva fatta manutenzione da oltre 15 anni. Abbiamo avviato i lavori per restituire ai ciclisti una pista che potrà essere utilizzata in totale sicurezza. E invece cosa hanno fatto? Hanno bloccato tutto".

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