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Covid 19

Stefania è la prima romana ad aver contratto il Covid-19: “Sono negativa ma non guarita”

Perdita di capelli, olfatto e gusto alterato, dolori articolari, menopausa improvvisa, affaticamento e affanno sono solo alcuni dei postumi con cui è costretta ancora a convivere Stefania. Un calvario che ha scoperto di condividere con molti altri guariti, grazie ad un gruppo Facebook chiamato ‘Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto” che oggi conta più di duemila membri.
A cura di Simona Berterame
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Stefania Giardoni, 50 anni, è stata la prima romana a ricevere la diagnosi di Covid-19 . Il 7 marzo la donna viene ricoverata all'Istituto di malattie infettive Lazzaro Spallanzani dopo una forte crisi respiratoria. La sua battaglia contro la malattia durerà quasi due mesi con successivi ricoveri anche all'ospedale di Casal Palocco e al San Camillo, fino al doppio tampone negativo a fine aprile. A distanza di tempo dalla sua negativizzazione però, lotta ancora con dolori costanti, strascichi della malattia che ha poi scoperto essere comuni a tanti ex pazienti. Perdita di capelli, olfatto e gusto alterato, dolori articolari, menopausa improvvisa, affaticamento e affanno sono solo alcuni dei postumi con cui è costretta ancora a convivere Stefania. "Nulla è più come prima – afferma rassegnata Stefania – prima del Covid-19 ero perfetta ora sono piena di acciacchi e non so neanche per quanto me li porterò dietro". Una "sindrome post-Covid" che ha scoperto di condividere con tanti guariti, grazie ad un gruppo Facebook chiamato "Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto". Al momento conta oltre 2mila membri e in tanti raccontano di non essere mai guariti completamente e di avere nuovi sintomi a distanza di mesi dal doppio tampone negativo.

Le tante visite da fare

Stefania apre un cassetto e ci mostra decine di fogli. Sono tutte le visite specialistiche, i controlli, le analisi che dovrà fare nei prossimi mesi. "Sono tantissime e non so quando e come riuscirò a farle, ho appena trovato un nuovo lavoro non posso perderlo di nuovo". Per Stefania gli ex pazienti Covid-19 avrebbero diritto ad un trattamento in day hospital per affrontare i postumi della malattia invece di dover prenotare attraverso il CUP. Il follow-up attuale secondo Stefania non è sufficiente, gli ex pazienti avrebbero bisogno di essere seguiti passo passo in un percorso guidato, insomma uno screening completo per capire qualcosa di più sugli strascichi della malattia.

Il pregiudizio dei vicini

Stefania non si trova a combattere solo con gli effetti collaterali dell'infezione da Covid-19 ma anche con la paura e il pregiudizio di chi vive vicino a lei. "Mi trattano come un'appestata, non tutti per fortuna – racconta la donna – se incontro qualcuno per le scale aspettano che scendo e poi vanno per la loro strada, appena mi vedono si tirano su la mascherina terrorizzati". La tengono a distanza nonostante lei sia guarita ormai da tempo: "Ci sto male ma non posso dargli torto, questa malattia spaventa molto" sospira rassegnata Stefania.

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