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La Stazione metro C non si chiamerà più Amba Aradam: intitolata al partigiano nero Giorgio Marincola

La fermata della metro C che collega San Giovanni e Fori Imperiali sarà intitolata al partigiano nero Giorgio Marincola, ucciso dai tedeschi nel 1945. Non più quindi ad Amba Aradam, simbolo dell’eccidio coloniale fascista in Etiopia, dove i soldati massacrarono con gas e bombardamenti oltre 20mila persone.
A cura di Natascia Grbic
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La fermata della metro C che collega San Giovanni e Fori Imperiali sarà intitolata al partigiano nero Giorgio Marincola. Via la prima scelta, Amba Aradam, simbolo dell'eccidio coloniale fascista in Etiopia, dove i soldati massacrarono con gas e bombardamenti oltre 20mila persone. Lo aveva già annunciato la sindaca Virginia Raggi in un'intervista rilasciata al Tg3, spiegando che il Comune di Roma aveva "già cambiato nome ad alcune strade che erano dedicate ai sottoscrittori del Manifesto della razza. Credo sia un bel momento in cui si ricorda una parte della nostra storia dove un giovane, giovanissimo partigiano, appunto Marincola, ha sacrificato la sua vita per combattere contro il fascismo".

La petizione su Change.org

La petizione per far intitolare la fermata della Metro C a Giorgio Marincola era stata lanciata dal giornalista Massimiliano Coccia su Change.org. All'appello avevano aderito Antar Marincola, Igiaba Sciego, Roberto Saviano, Christian Raimo, e molti altri. "La fermata della Metro C di Roma che sorge a ridosso di Porta Metronia in via dell’Amba Aradam, sia intitolata a Giorgio Marincola, partigiano nero, nato in Somalia da padre italiano e madre somala e ucciso dai nazisti in Val di Fiemme – si legge nel testo della petizione – Giorgio liberò Roma e scelse di liberare l’Italia. Una storia spesso dimenticata dalla storiografia attuale ma che racconta una pagina generosa della nostra Resistenza".

Chi era Giorgio Marincola

Nome di battaglia Mercurio, Giorgio Marincola è arrivato in Italia poco dopo la sua nascita in Somalia. Nel 1941 si è iscritto alla facoltà di Medicina cominciando ad avvicinarsi al Partito d'Azione con cui poi decise di partecipare alla Resistenza, prima a Roma poi nel Nord Italia. Catturato dalle SS, fu costretto a partecipare alla trasmissione radiofonica Radio Baita, dove avrebbe dovuto denigrare la resistenza. Al contrario, decise di esaltarla: la trasmissione su interrotta e lui pestato dai nazisti. Dopo percosse e torture fu trasferito in carcere a Torino e poi Bolzano.  Qui fu liberato dagli Alleati ma invece di portarsi in Svizzera con un convoglio della Croce Rossa, decise di proseguire la Resistenza in Val di Fiemme e qui sarà ucciso il 4 maggio 1945 a un posto di blocco dai soldati tedeschi.

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