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Stabilimenti balneari, caos concessioni sul litorale romano: gare a rischio

Mancano i decreti attuativi del Governo per la legge 118/2022, e con il Pua bloccato in Regione fare la gare è un’impresa impossibile. Difficilmente prima del 2026 si avrà un cambio di operatori nella gestione degli stabilimenti sul litorale romano.
A cura di Natascia Grbic
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È caos sul litorale romano per l'applicazione della legge 118/2022 voluta dal Governo Draghi per adeguare il diritto italiano a quello europeo sulle concessioni balneari. Non solo non sono pronti i decreti attuativi della legge ma, nel caso del Lazio, il Piano di utilizzazione degli arenili (Pua) è bloccato in Regione in attesa della valutazione di impatto ambientale. Una situazione che sta ritardando ancora di più le gare, che pur dovranno essere fatte da parte del Comune di Roma per mettere a bando gli stabilimenti.

Con le concessioni scadute il 31 dicembre 2023 e prorogate di un anno, uniti al richiamo da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella), c'è una certa urgenza affinché la situazione si sblocchi. Il motivo è semplice: fare le gare costa tempo. Ed è proprio il tempo che rischia di mancare se il Pua dovesse rimanere ancora bloccato e i decreti attuativi non saranno emanati. Con il rischio che non ci sia un effettivo cambio di operatori prima del 2026.

"Stiamo cercando di sollecitare la Regione il più possibile perché in assenza del Pua è complicato fare le gare – spiega il consigliere capitolino del Partito Democratico Giovanni Zannola -. Il Comune di Roma ha redatto un documento ambizioso, con oltre il 50% di spiagge libere: ma se non viene approvato è difficile procedere, perché dovremmo mettere a gara gli stabilimenti precedenti e non ha senso. Dobbiamo fare la fase di partecipazione, approvare il Pua e sulla base di quella pianificazione fare le gare. Che faremo anche se il Governo dovesse disattendere la Bolkestein per quelle concessioni che sono scadute".

Che ai balneari non piaccia la messa a bando degli stabilimenti è cosa nota. In questo caso le polemiche sono ancora maggiori perché, se dovesse passare il Pua così come ideato dal Comune di Roma, sarebbero loro a doversi occupare della pulizia delle spiagge libere.

"L'auspicio è che la Regione Lazio non faccia melina, contrariamente al suo governo nazionale dal quale attendiamo atti concreti e non solo proroghe ingiustificabili – continua Zannola – e velocizzi le procedure di valutazione ambientale strategica, così da consentire a Roma Capitale di proseguire il percorso di approvazione del piano utilizzazione arenili con la successiva fase di partecipazione e poi l'approvazione definitiva. Con l'approvazione dello strumento di pianificazione procederemo alla indizione delle gare di evidenza pubblica che consentiranno alla città di avere finalmente un lungomare rigenerato e nello stesso tempo offriranno maggiori certezze a chi, insieme all'amministrazione, dovrà prendersene cura".

A rendere ancora più difficile la messa a bando degli arenili romani c'è anche il problema dell'indennizzo da corrispondere ai balneari dai subentranti. Un dato non da poco visto che i vincitori dovranno avere l'onore di corrispondere cifre che potrebbero essere davvero molto alte e, per la determinazione dei quali, il Governo non ha ancora stilato dei criteri. E qui torniamo al problema della mancanza dei decreti attuativi per la legge 118/2022, senza i quali per gli enti locali è molto difficile – se non impossibile – fare le gare.

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