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Sposa 86enne malato di Alzheimer, gli toglie le medicine e gli ruba 2 milioni e mezzo di euro

Lo ha costretto ad interrompere le terapie per l’Alzheimer per derubarlo del suo patrimonio, ricevendo soldi in bonifici e case. A processo la moglie dell’86enne.
A cura di Beatrice Tominic
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Sposare l'ottantottenne sarebbe stato il primo passo del piano per derubarlo, come si legge nel capo d'imputazione. Poi, una volta convolati a nozze nel 2019, avrebbe interrotto la sua terapia contro l'Alzheimer, sottraendogli le medicine per derubarlo del suo patrimonio: più di due milioni e mezzo di euro negli ultimi sei anni. La donna, una consulente finanziaria, si sarebbe approfittata così del marito, un ricco commercialista di una trentina d'anni più anziano. Lo avrebbe manipolato e, per renderlo meno lucido, privato delle medicine di cui aveva bisogno.

Oggi la donna, dopo la denuncia dei figli della vittima, è stata rinviata a giudizio, accusata di circonvenzione di incapace e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Già prima del matrimonio la donna avrebbe accompagnato l'uomo in banca, esercitando un pressante controllo sulla vita e sul patrimonio dell'86enne, nei confronti del quale agiva con violenza morale. Negli istituti di credito la donna avrebbe avuto atteggiamenti intimidatori, anche verso il personale degli istituti di credito pur di ottenere l'accesso ai conti e all'home banking.

Cosa è successo

I due si sono conosciuti nel 2016, nella banca in cui la donna lavorava come promotrice finanziaria e l'uomo aveva conti correnti, polizze e investimenti. Dopo la convivenza, nel 2019 i due si sono sposati: l'86enne, come si legge nel capo d'imputazione, sarebbe stato costretto a contrarre matrimonio. In questo modo la donna avrebbe trovato un modo per evitare la  nomina di un amministratore di sostegno: sarebbe stata lei stessa ad assumersi la tutela e i poteri gestori delle risorse patrimoniali. Nel 2017, infatti, era arrivata la diagnosi di Alzheimer, ma da un paio d'anni era già affetto da deterioramento cognitivo di probabile genesi degenerativa, in costate stato di ingravescenza.

La situazione dopo il termine della terapia

Nonostante la diagnosi di Alzheimer, in breve tempo la donna sarebbe riuscita a trovare il modo di fargli interrompere la terapia e i trattamenti sanitari in corso per la cura della malattia. Dopodiché l'uomo avrebbe compiuto azioni a esclusivo vantaggio dell’imputata. Ne sono un esempio i 15 bonifici fra il 2017 e il 2019 verso un conto corrente intestato a lei per un totale di 151.600 euro. O altri 21 bonifici da 178mila euro. Aveva convinto l'uomo ad disinvestire e liberare 532.838 euro, poi arrivata nel suo conto. A questo si aggiungono anche i trasferimenti di fondi di investimento internazionali e la compravendita di un appartamento in via Cortina d'Ampezzo a 560mila euro.

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