video suggerito
video suggerito

Spaccio al Laurentino 38, arrestato Luca Giampà: era l’uomo che aveva corrotto la talpa in procura

Luca Giampà, l’uomo che aveva dato 300 euro a Camilla Marianera in cambio di informazioni sulle indagini che lo riguardavano, è stato arrestato con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di droga.
A cura di Natascia Grbic
24 CONDIVISIONI
Immagine

Aveva cercato di evitare l'arresto pagando una talpa in procura, pensando in questo modo di essere sempre un passo avanti alle indagini. E invece ieri Luca Giampà, l'uomo che l'ex praticante avvocata Camilla Marianera aveva informato della cimice nella sua Mercedes Classe A, è stato arrestato dagli agenti della Polizia di Stato con l'accusa di essere a capo di un'organizzazione criminale che smerciava droga nelle piazze di spaccio di Spinaceto e Laurentino 38. Insieme a lui, sono state portate in carcere altre nove persone, tutte accusate di far parte della stessa banda. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini degli agenti della Polizia di Stato sono partite dal sequestro di un chilo di cocaina nel 2022. Da lì sono riusciti a ricostruire chi c'era dietro quel carico, scoprendo come operava il gruppo di pusher e le piazze di spaccio dove erano attivi. A capo dell'organizzazione, secondo quanto scoperto dagli inquirenti, c'era proprio Giampà, conosciuto nell'ambiente come ‘il tennista‘. Era lui che riforniva la droga e che si occupava di gestire la contabilità, occupandosi anche di pagare gli avvocati ai membri della banda in caso di arresto e di passare denaro ai familiari durante la detenzione. Giampà non è un nome nuovo alle cronache locale: è il marito di Mafalda Casamonica, dell'omonimo clan sinti, già arrestato in passato per il tentato omicidio del cognato Antonio Casamonica, con cui aveva avuto un diverbio.

L'indagine che si è chiusa ieri, è proprio quella che Marianera – condannata in primo grado insieme al fidanzato Jacopo De Vivoaveva ‘spifferato' a Giampà in cambio di una mazzetta da trecento euro. Gli aveva comunicato che c'era una cimice nella sua macchina e che la procura stava indagando su di lui. Al processo la donna ha dichiarato che le sue erano solo millanterie e che in realtà non aveva avuto accesso a informazioni riservate. "Quando Luca Giampà, che specifico ho visto solamente due volte in vita mia, mi disse di avere il Gps e il cellulare sotto controllo io, dopo aver finto di controllare, ho semplicemente ripetuto a Giampà le stesse cose dando credito ai suoi sospetti: gli ho detto che era sotto intercettazioni ambientali e telefoniche", aveva dichiarato Marianera in aula. I giudici non le hanno creduto, condannandola a sei anni di reclusione.

24 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views