Spaccio al Laurentino 38, arrestato Luca Giampà: era l’uomo che aveva corrotto la talpa in procura
Aveva cercato di evitare l'arresto pagando una talpa in procura, pensando in questo modo di essere sempre un passo avanti alle indagini. E invece ieri Luca Giampà, l'uomo che l'ex praticante avvocata Camilla Marianera aveva informato della cimice nella sua Mercedes Classe A, è stato arrestato dagli agenti della Polizia di Stato con l'accusa di essere a capo di un'organizzazione criminale che smerciava droga nelle piazze di spaccio di Spinaceto e Laurentino 38. Insieme a lui, sono state portate in carcere altre nove persone, tutte accusate di far parte della stessa banda. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini degli agenti della Polizia di Stato sono partite dal sequestro di un chilo di cocaina nel 2022. Da lì sono riusciti a ricostruire chi c'era dietro quel carico, scoprendo come operava il gruppo di pusher e le piazze di spaccio dove erano attivi. A capo dell'organizzazione, secondo quanto scoperto dagli inquirenti, c'era proprio Giampà, conosciuto nell'ambiente come ‘il tennista‘. Era lui che riforniva la droga e che si occupava di gestire la contabilità, occupandosi anche di pagare gli avvocati ai membri della banda in caso di arresto e di passare denaro ai familiari durante la detenzione. Giampà non è un nome nuovo alle cronache locale: è il marito di Mafalda Casamonica, dell'omonimo clan sinti, già arrestato in passato per il tentato omicidio del cognato Antonio Casamonica, con cui aveva avuto un diverbio.
L'indagine che si è chiusa ieri, è proprio quella che Marianera – condannata in primo grado insieme al fidanzato Jacopo De Vivo – aveva ‘spifferato' a Giampà in cambio di una mazzetta da trecento euro. Gli aveva comunicato che c'era una cimice nella sua macchina e che la procura stava indagando su di lui. Al processo la donna ha dichiarato che le sue erano solo millanterie e che in realtà non aveva avuto accesso a informazioni riservate. "Quando Luca Giampà, che specifico ho visto solamente due volte in vita mia, mi disse di avere il Gps e il cellulare sotto controllo io, dopo aver finto di controllare, ho semplicemente ripetuto a Giampà le stesse cose dando credito ai suoi sospetti: gli ho detto che era sotto intercettazioni ambientali e telefoniche", aveva dichiarato Marianera in aula. I giudici non le hanno creduto, condannandola a sei anni di reclusione.