video suggerito
video suggerito

Spacciano droga shaboo dagli arresti domiciliari: trasferiti in carcere padre e figlio

Erano finiti agli arresti domiciliari insieme, ma non avevano smesso di spacciare: così padre e figlio, un 58enne e un 30enne, sono stati trasferiti in carcere.
A cura di Beatrice Tominic
74 CONDIVISIONI
Immagine

Si trovavano agli arresti domiciliari, ma non avevano chiuso con la loro attività di spaccio. Così sono stati trasferiti in carcere. Questo è quanto accaduto a padre e figlio, un 58enne e un 30enne di Monterotondo, comune a nord est di Roma che dista dalla capitale poco meno di una trentina di chilometri. È qui che i carabinieri hanno scoperto che il giro di spaccio dei due non si era concluso con i domiciliari: a casa loro sono state rinvenute ingenti quantità di hashish e di shaboo.

I controlli delle forze dell'ordine in casa

Se ne sono accorti durante alcuni controlli effettuati nella casa in cui i due stavano scontando la loro pena, nella zona scalo di Monterotondo: i due si trovavano già agli arresti domiciliari per detenzione a fini di spaccio ed altri reati. Fra le prescrizioni a loro carico, anche il divieto di frequentare o incontrare persone che non appartengono al nucleo familiare con il quale vivono. Insospettiti, però, i militari della Sezione Radiomobile della Compagnia di Monterotondo hanno deciso di effettuati alcuni controlli all'interno della loro abitazione.

Durante le verifiche hanno rinvenuto dosi di shaboo e hashish, per un totale di circa mezzo chilo di sostanza stupefacente. Sentito il pm di turno della Procura della Repubblica del Tribunale di Tivoli, sono scattate per la seconda volta le manette: padre e figlio adesso sono stati trasferiti nel carcere di Roma Regina Coeli, a disposizione del gip.

La droga shaboo conservata a casa dei due

Oltre all'hashish, nella casa in cui abitano padre e figlio è stata trovata anche la droga shaboo, molto ricercata e non facile da reperire. Secondo i controlli dei carabinieri, dalla quantità posta sotto sequestro se ne sarebbero ricavate circa 3mila dosi per un introito totale di circa 120mila euro, cioè 40 o 50 euro a dose. Si tratta di una droga sintetica che arriva prevalentemente dalle Filippine, una metanfetamina in cristalli che si fuma come il crack: le conseguenze che provoca sono fra le più gravi e i suoi effetti sono fino a 5 volte più potenti della cocaina.

74 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views