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Sorveglianza speciale per Valentina Travali, la donna del video musicale che inneggiava ai boss in carcere

Valentina Travali, che sta scontando una condanna in carcere per droga, è stata raggiunta dalla misura della sorveglianza speciale, in quanto ritenuta socialmente pericolosa.
A cura di Natascia Grbic
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I Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Latina hanno notificato a Valentina Travali, esponente dell'omonimo clan, il decreto di applicazione della misura della sorveglianza speciale. La donna, che attualmente è detenuta in carcere, per i prossimi tre anni non potrà allontanarsi dal comune di residenza o dalla dimora, non potrà uscire di casa dalle 21.30 alle 6.30, non deve vedersi con persone che hanno subito condanne o che sono sottoposte a misure di prevenzione, e dovrà cercare un lavoro.

Secondo quanto riportato da fonti investigative, Travali è considerata una persona pericolosa, che vive con i proventi derivanti da attività illecite e dedita a reati che minano la sicurezza e la tranquillità pubblica. Questo perché sin da quando aveva 18 anni (oggi ne ha 37) ha continuato a commettere reati in materia di estorsioni, armi e stupefacenti. Arrestata nell'ambito dell'operazione Reset, è stata poi condannata a sette anni di carcere per droga: quando gli agenti della Squadra Mobile avevano fatto irruzione in casa, avevano trovato oltre 300 dosi di cocaina e una penna pistola.

Il nome di Valentina Travali era diventato noto in seguito alle polemiche scaturite da un video musicale girato da giovanissimi, che inneggiavano ai boss in carcere. Nella clip, poi rimossa da tutte le piattaforme social,si vedeva la 37enne contare soldi, simbolo dell'opulenza del clan, tra i più temuti nel capoluogo pontino. La donna, in quel periodo, era agli arresti domiciliari: non avrebbe potuto in alcun modo ospitare persone a casa sua e girare video musicali. Il fatto che non si sia minimamente preoccupata del fatto che quelle immagini sarebbero andate online, dimostra che non aveva alcun interesse per le misure cautelari che le erano stati applicate. E che, ancora una volta, tutto ciò che importava era dimostrare la caratura criminale del clan Travali.

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