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Sparatoria a Fidene

Sopravvissuto alla strage di Fidene racconta la sparatoria: “Il colpo successivo era il mio”

Fanpage.it ha intervistato EmilianoBrancadoro, uno dei sopravvissuti alla strage di fidene e testimone. “Dobbiamo tutto ad Elisabetta, senza di lei saremmo morti”.
A cura di Redazione Roma
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Emiliano Brancadoro uno dei testimoni e Claudio Campiti
Emiliano Brancadoro uno dei testimoni e Claudio Campiti
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"Se Elisabetta non si fosse gettata su questa persona lui avrebbe continuato a sparare e io sarei stato il prossimo ad essere colpito". Emiliano Brancadoro, uno dei sopravvissuti della strage di Fidene e testimone, ha raccontato quanto accaduto l'11 dicembre scorso durante una riunione di consorzio. Intervistato da Fanpage.it ha ripercorso i drammatici fatti che hanno portato alla morte di quattro persone, uccise a colpi di pistola. Una mattina che è iniziata senza particolari avvisaglie: "Chi ha partecipato all'assemblea era nel posto stabilito per la riunione, ognuno stava facendo le proprie cose. Non c'erano stati problemi, né argomenti urgenti sui quali discutere. Si trattava più che altro di un incontro tra consorziati per scambiarsi gli auguri e per salutarsi prima della fine dell'anno". Questo prima che Caludio Campiti facesse irruzione all'intero del gazebo e aprisse il fuoco contro i presenti.

"Il colpo successivo era il mio, Elisabetta mi ha salvato"

"Sono arrivati questi botti, che sono durati un secondo e mezzo – spiega Brancadoro – Nel momento in cui ho udito gli spari stavo scrivendo il verbale. Ho alzato gli occhi verso la direzione dalla quale proveniva il rumore e mi sono reso conto che c'era uno stato di pericolo. Tutti noi, lo stesso Silvio Paganini – che per secondo ha tentato di bloccare il killer ndr – è riuscito a raggiungere quella persona perché Elisabetta prima di tutti gli è saltata addosso". Elisabetta è poi finita a terra: "Quando ho visto il suo corpo disteso mi sono lanciato su di lei per provare a soccorrerla, perché era ancora viva – continua il testimone – Quello che ricordo erano loro che cercavano di immobilizzarlo, io che ero su di lei per aiutarla. Ognuno di noi le deve la vita, a lei e al suo coraggio". Emiliano ha spiegato che in termini di vicinanza con il killer era consapevole che sarebbe stato il prossimo sotto tiro: "Chi ha ucciso ha usato un'arma che spara quattro colpi al secondo, il secondo successivo era per noi. Lei in quel momento mi ha salvato la vita".

"Stato e poligono responsabili"

Secondo il punto di vista di Emiliano, nonostante sia stato Campiti a premere il grilletto della pistola uccidendo quattro persone, la responsabilità della loro morte ricadrebbe anche sullo Stato e sul poligono. "Il primo responsabile è lo Stato, che ne esce sconfitto". Dal poligono Campiti avrebbe sottratto l'arma utilizzata nella sparatoria. Emilio per riconoscenza verso il gesto generoso di Elisabetta, ha lanciato uan raccolta fondi: "Un gesto immediato, perché lasciano figli e famiglia. Penso che sia un dovere e una reposnabilità aiutare fin da subito queste persone".

Intervista di Simona Berterame, articolo di Alessia Rabbai

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