Sindacato denuncia: “Pronto soccorso al collasso, 40 ambulanze bloccate, 1600 pazienti in attesa”
Quaranta mezzi di soccorso bloccati, 1600 persone nei pronto soccorso degli ospedali romani, di cui circa un terzo in attesa di ricovero con particolari criticità negli ospedali UmbertoI, Sant'Andrea, San Giovanni e Sandro Pertini. Sono questi i dati, alle 17.46 di ieri, che testimoniano un nuovo lunedì nero nella sanità della capitale: "Illustrano una situazione disastrosa". Questo è quanto ha rivelato a Fanpage.it Stefano Barone, segretario provinciale del sindacato NurSind.
"Accade soprattutto ogni lunedì mattina, a fronte di una criticità che stiamo denunciando da anni. C'è sicuramente un problema organizzativo dettato dal fatto che il lunedì gli ospedali si ingolfano generando il fenomeno del blocco delle ambulanze che, a sua volta, genera una serie di disagi. Fra questi anche quello delle aggressioni."
Le condizioni del personale sanitario
Il personale sanitario che si trova a gestire situazioni così gravi è messo a dura prova: "Gli operatori che esercitano il loro mestiere sono sempre gli stessi: sono sovraccarichi di lavoro e a rischio aggressioni". In condizioni così critiche, non è raro che si verifichino situazioni di questo tipo: "Noi stiamo combattendo da anni per contrastare il fenomeno delle aggressioni – ha continuato a spiegare Barone – Ora sul posto è presente la polizia: organizzare presidi di questo tipo è l'unico deterrente efficace per evitare che accadano questi episodi".
I medici e gli infermieri sono i primi a subire le conseguenza di una situazione del genere: "Nonostante il personale sanitario continui a cercare di mantenere in piedi un sistema fallimentare, alla fine rischia di diventare un capro espiatorio – ha aggiunto Alessandro Saulini, segretario NurSind ARES118 – Sembra una situazione drastica, eppure conosco colleghi, anche fra i nuovi assunti, talmente provati dalla situazione che vorrebbero andare via".
È proprio lui che fornisce a Fanpage.it uno spaccato di quanto stanno vivendo gli operatori sanitari di Ares 118: "Siamo al collasso. Noi del 118 abbiamo oltre 40 ambulanze bloccate, a fronte di circa un centinaio di persone che sono "appese" in attesa di essere gestite – ha spiegato Saulini – Un'ambulanza può bloccarsi perché porta un paziente in ospedale, dove però non c'è la lettiga su cui farlo posare e diventa come un posto letto. Ma l'ambulanza non può tornare operativa se non è fornita di barella".
L'assistenza domiciliare: "È l'unica soluzione"
Per contrastare o, almeno, limitare situazioni di questo genere è necessario trovare una soluzione al più presto: "Quando i mezzi di soccorso faticano ad arrivare a prelevare i pazienti, sono spesso le persone a loro più vicine che li trasportano fino agli ospedali e ai pronto soccorso – ha continuato a spiegare a Fanpage.it Barone – Ma questo non garantisce comunque l'efficacia delle cure e dell'assistenza: una volta arrivati in ospedale o al pronto soccorso, comunque li troverebbero ingolfati. Centri pieni e degenza sulle barelle, anche per settimane, a causa del mancato ricambio dei posti letto".
L'unica soluzione che potrebbe risolvere o almeno contrastare questo fenomeno è lo sviluppo del territorio: "Occorre evitare che le persone si presentino al pronto soccorso per qualsiasi motivo, modalità che ad oggi è l'unica porta d'accesso per le cure e per l'assistenza. Qualcosa di buono il covid ce lo ha insegnato: dovremmo assistere i malati e i pazienti presso il proprio domicilio – assicura Barone – Sviluppando assistenza domiciliare, noi eviteremmo i pronto soccorso presi d'assalto: proprio perché ci sono ritardi nell'arrivo delle ambulanze e negli altri mezzi di soccorso, la gente si sta attrezzando e sta portando le persone a loro vicine con mezzi propri".
Durante il periodo covid, i mezzi di soccorso comunque continuavano ad essere impegnati: "La situazione negli ospedali, però, era paradossalmente più tranquilla: non ci sono stati sovraffollamenti nei pronto soccorso e i mezzi non erano bloccati".
Prospettive future
"È una situazione particolare: gli ospedali stanno scoppiando e il 118 è al collasso. Fisiologicamente ci sono 20 mezzi bloccati, in alcuni momenti si sfora. Se adesso qualcuno chiamasse il 118 come andrebbe a finire? Se in una situazione normale avviene questo, è legittimo domandarsi cosa potrebbe accadere davanti ad un evento grave", ha concluso Saulini.
"È una situazione che ci preoccupa come cittadini oltre che come professionisti del settore: dobbiamo denunciarla per il ruolo sindacale che ricopriamo, ma siamo stanchi di doverci ripetere – ha poi chiuso Barone – Parlare di sovraffolamento e blocco per le barelle è il fallimento totale della sanità laziale".