Simonetta Cesaroni, perché la pista dei carabinieri conduceva a Mario Vanacore, il figlio del portiere di via Poma
Sull'assassinio di Simonetta Cesaroni c'era una posta dei carabinieri che conduceva a Mario Vanacore, il figlio del portiere del palazzo di via Poma a Roma in cui è stata trovata morta il 7 agosto del 1990. A riportarlo La Repubblica in un'esclusiva sull'informativa dei carabinieri. La famiglia Vanacore torna al centro di quello che da anni è uno dei più noti cold case italiani. Dopo l'uccisione di Simonetta era stato indagato proprio Pietrino, il portiere del palazzo che è stato poi prosciolto ma che dopo vent'anni si è suicidato.
E sarebbe stato proprio lui a nascondere le responsabilità del figlio Mario. È quanto è emerso dalle indagini svolte dai carabinieri di piazzale Clodio, che negli ultimi due anni hanno indagato sull’omicidio di Simonetta Cesaroni. La riapertura delle indagini a seguito dell'esposto degli avvocati della famiglia Cesaroni Federica Mondani e Giuseppe Falvo, per cercare di fare finalmente luce sul delitto di via Poma. Sul caso la Procura della Repubblica di Roma con la pubblico ministero Gianfederica Dito ha chiesto l'archiviazione.
Per la pm infatti la ricostruzione degli investigatori come riporta sempre La Repubblica sarebbe "fondata su una serie di ipotesi e suggestioni che, in assenza di elementi concreti di natura quantomeno indiziaria, non consentono di superare le forti perplessità sulla reale fondatezza del quadro ipotetico tracciato". Dunque per la Procura a carico di Mario Vanacore non ci sono prove che abbia commesso l'omicidio di Simonetta Cesaroni.
L'informativa dei carabinieri: Mario Vanacore era nell'ufficio in cui lavorava Simonetta Cesaroni
Perché Mario Vanacore, figlio del portiere del palazzo di via Poma era negli uffici dell'ostello della Gioventù in cui Simonetta Cesaroni lavorava da due mesi? In portineria quando Simonetta quel giorno di agosto era entrata al lavoro nel primo pomeriggio non c'era nessuno. Per i militari Vanacore figlio sarebbe entrato con le chiavi che possedeva nell'ufficio in cui Simonetta era sola, tra le 17.50 e le 18.15, come già sarebbe accaduto in passato, per fare gratuitamente delle telefonate interurbane a Torino, Cantù. Lui viveva a Torino ed era a Roma con la sua famiglia.
Mario Vanacore avrebbe cercato di violentare Simonetta Cesaroni
Sempre nell'informativa i carabinieri sostengono che Mario Vanacore, approfittando che fosse sola, avrebbe tentato di abusare sessualmente di Simonetta Cesaroni, per poi al suo rifiuto ucciderla con le ventinove coltellate trovate sul suo corpo. L'avrebbe infatti costretta a spogliarsi puntandole contro una lama, lei avrebbe invece cercato di disarmarlo, ferendolo. Sangue che, ipotizzano i militari, è rimasto sul lato interno della porta e sulla maniglia, del quale è stato isolato il "gruppo A" non riconducibile alla vittima. Mario Vanacore avrebbe poi dimenticato l'agenza Lavazz e usato il telefono sporcando di sangue la tastiera, per chiamare la sua famiglia raccontando l'accaduto per mettersi d'accordo con loro, famiglia che, sono convinti gli investigatori, avrebbe negli anni depistato le indagini per coprirlo. I vestiti di Simonetta sono spariti dall'ufficio e non verranno più ritrovati.