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Si fingeva regista e violentava le aspiranti attrici: Claudio Marini condannato a 11 anni e 9 mesi

Le violenze si sarebbero consumate tra il 2019 e il 2020. Differenza donna: “È una sentenza storica, il MeToo italiano. Un movimento che ha preso forma e voce anche nel nostro Paese”.
A cura di Natascia Grbic
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È stato condannato a undici anni e nove mesi di carcere Claudio Marini, l'uomo accusato di aver violentato numerose ragazze fingendosi un regista del mondo dello spettacolo. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a nove anni di reclusione: i giudici della quinta sezione del Tribunale di Roma hanno accolto la richiesta e aumentato la pena, oltre che a escluderlo in perpetuo dai pubblici uffici.

Le violenze sarebbero state commesse da Marini tra il 2019 e il 2020. Fingendo di essere un regista, l'uomo adescava numerose ragazze, e con la scusa che avrebbero dovuto effettuare un provino le portava nella sua abitazione. Ed è lì che l'uomo le costringeva a subire atti sessuali contro la loro volontà. Arrestato nel 2020, è stato denunciato da dodici donne, molte delle quali hanno raccontato gli abusi anche sui social, dando la forza ad altre giovani di parlare. Non è escluso però che le vittime siano di più. Claudio Marini era poi tornato libero per decorrenza dei termini processuali.

"Questa sentenza rappresenta una nuova era, l'era del ‘me too' italiano – hanno dichiarato le avvocate Teresa Manente e Marta Cigna di Differenza Donna, parte civile al processo – un movimento che parte dalla forza delle donne del mondo dello spettacolo dalla loro consapevolezza dei loro diritti negati, delle molestie e violenze sessuali che restano ancora invisibili. Un movimento che ha preso forma e voce anche nel nostro Paese grazie alla determinazione di tante donne attrici e aspiranti attrici come le 12 parti offese di questo processo seguite e sostenute dall'associazione ‘Differenza Donna' che si è costituita parte civile nel processo e che insieme all'associazione ‘Amleta' lotta per svelare la gravità e la diffusione di molestie e violenza sessuale in questo contesto dove permangono stereotipi e pregiudizi sessisti".

"Le violenze e le molestie sessuali che le parti offese hanno subito durante provini approfittando della situazione di potere sono crimini che vanno puniti. Vogliamo dire a tutte le giovani donne attrici o aspiranti attrici che è reato chi viola la nostra libertà di autodeterminazione e sessuale e chi sfrutta il proprio potere per indurci a subire e a tacere".

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