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Sequestrata e stuprata dal fidanzato: “Accecata con il peperoncino e ferita con un coltello”

Emergono dettagli particolarmente cruenti dal racconto della vittima di violenze da parte del compagno a Civitavecchia: “Mi ha ferita con un coltello da cucina alle braccia e mi ha messo il peperoncino sugli occhi”.
A cura di Alessia Rabbai
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"Mi ha ferita con un coltello da cucina alle braccia e mi ha messo il peperoncino sugli occhi" emergono dettagli sulle torture alle quali un trentanovenne ha sottoposto la sua fidanzata per tre giorni. Una racconto da far gelare il sangue quello della trentaseienne ai carabinieri della Compagnia di Civitavecchia, che hanno arrestato il compagno per sequestro di persona, lesioni personali continuate e pluriaggravate e violenza sessuale. Una spirale di violenze, spiega, iniziata fin da quando la coppia è andata a vivere insieme, in un'abitazione della città portuale sul litorale della provincia a Nord di Roma. Solo poco tempo fa hanno inziato quella che sarebbe dovuta essere una nuova vita insieme, con tanti progetti e il sogno di costruire una famiglia tutta loro, che si è tramutata in un terribile incubo. All'interno dell'abitazione che hanno perquisito, i militari hanno scoperto le tracce inconfondibili delle sevizie alle quali l'uomo l'ha sottoposta: c'erano lenzuola sporche di sangue, il coltello con il quale l'ha ferita, tracce biologiche nelle stanze, il nostro adesivo utilizzato per immobilizzarla, perfino i peperoncini che le ha messo negli occhi per farle male.

Il racconto della donna di Civitavecchia sequestrata e stuprata dal compagno

La donna è riuscita a scappare dal suo aguzzino, approfittando della sua assenza. Ai carabinieri ha raccontato le violenze subite, che hanno trovato la conferma dei medici dell'ospedale San Paolo, i quali hanno rinvenuto ferite in varie parti del corpo: "Mi ha picchiata al volto ed ai fianchi, mi ha immobilizzata al letto con del nastro adesivo, costringendomi a soddisfare le sue richieste sessuali" ha detto. Violenze continue che sarebbero andate avanti per tre giorni, fino a quando la vittima non ha colto il momento giusto per liberarsi e chiedere aiuto.

L'uomo ha creato un falso alibi

Il trentanovenne, rientrato a casa di notte, non trovando la compagna e capendo che era scappata ha tentato di prendere tempo e di crearsi un alibi. Ha presolo smartphone di lei e si è inviato da solo alcuni messaggi con WhatsApp al suo numero. Falsi messaggi dal tono intimidatorio per cercare di screditare il racconto della ragazza. Ma all’orario degli invii la donna era in ospedale, davanti ai medici e ai carabinieri, guardata a vista e senza cellulare. Dopo aver vagato tutta la notte si è infine presentato autonomamente in caserma ed è stato arrestato.

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