Segregata dal compagno in cantina per anni, la donna che l’ha salvata: “Non poteva ucciderla davanti a me”
![Alessandra, la passante intervenuta per salvare la donna.](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/28/2025/02/alessandra-salva-donna-1200x675.jpeg)
"Mi si è avvicinata mentre mi trovavo al bar sotto casa. Sembrava che volesse fare conversazione. Poi è arrivato lui e l'ha aggredita". Queste le parole di Alessandra, la passante che ha salvato la donna che da anni viveva segregata dal compagno, chiusa in casa in cantina a Fanpage.it. "L'ho visto che la tirava per i capelli e sono intervenuta: un omicidio davanti a me, no. Non ho pensato a niente, non avevo paura. Mi ha minacciato, ma per me non era importante".
Aggredita mentre parla con una passante durante l'ora d'aria: viveva segregata in cantina dal compagno
Viveva chiusa a chiave in cantina, segregata dal compagno che le permetteva di uscire, sotto il suo controllo, soltanto per un'ora. Questa la scoperta della polizia. A far scattare i controlli sono state le numerose segnalazioni arrivate al 112 da alcuni passanti che hanno assistito ad un'aggressione in pieno pomeriggio, durante una delle passeggiate che le erano concesse. Fra loro anche Alessandra che non appena visto cosa stava succedendo è intervenuta.
"Erano le tre e mezza, forse le quattro. Io sono scesa al bar sotto casa e per fare un aperitivo dopo tutta la settimana pesante e mi si è avvicinata una donna. Sembrava volesse fare conversazione, mi faceva delle domande e mi iniziava a raccontare un po' della sua vita – racconta a Simona Berterame per Fanpage.it – Mi ha chiesto se conoscessi quell'uomo (che poi si è rivelato essere il suo aguzzino, ndr), mi ha detto che faceva le pulizie per lui e che il suo amore era un po' violento, che le aveva tolto la carta di credito. Ho notato che era vestita in malo modo. Ad un certo punto si è chinata per raccogliere una cosa che era per terra. All'inizio non mi ha chiesto aiuto, ma non è riuscita a finire di parlarmi. Perché è arrivato lui".
L'aggressione e le minacce: "Lui aveva il veleno negli occhi"
L'uomo, un quarantacinquenne, è sbucato da dietro l'angolo ed è arrivato di corsa. "L'ha presa per i capelli, per un braccio. L'ha girata e spinta verso il bar per per sbatterla dentro e picchiarla. Io sono arriva subito dietro, l'ho afferrato per il giacchetto e lui si è voltato", ricorda. "Gli ho detto che non era un uomo, che se trattava una donna così era il nulla. Lui mi ha risposto: Tu sei una lesbica di merda, fatti i cazzi tuoi perché sennò ti ammazzo anche a te", minacciandola.
"Era grosso, aveva gli occhi iniettati di sangue: avevano il veleno dentro – spiega ancora – Mi sono messa paura, non per me stessa, ma per lei. Le gridava che l'avrebbe ammazzata, che era una maledetta, che doveva chiedere scusa a sua madre. L'ha scaraventata a terra. Nessuno ha fatto niente, nessuno si è mosso. Io ho provato a toglierlo di dosso e a spostarlo. Soltanto dopo un po' è uscito fuori un uomo dal bar".
A quell'ora del pomeriggio c'erano molte persone al bar. "Alcune di loro hanno chiamato la polizia, non sono stata io. Io ho provato a liberare la trentottenne. Ho pensato potesse finire in tragedia, ma mi sono detta che non poteva esserci un omicidio di fronte a me. E ho cercato di fare qualcosa".
L'arrivo della polizia: "Lui è scappato e l'ha trascinata con sé"
A pochi minuti dalle chiamate sono arrivati gli agenti. L'uomo nel frattempo era scappato, trascinando via con sé la ragazza, portandola nella cantina in cui la costringeva a vivere, come poi hanno scoperto gli agenti. "I poliziotti mi hanno chiesto se lo conoscessi, io ho detto che sapevo che abitava in zona, che conoscevo il nome ma non il cognome. Ma ero ignara di tutto il resto – spiega ancora Alessandra a Simona Berterame – Non pensavo che una persona che abita qui potesse arrivare a fare una cosa del genere: trattenere una ragazza, sequestrarle il telefono, eliminare le carte di credito: siamo una zona abbastanza tranquilla.
Alessandra di quell'uomo sa ben poco, ma ricorda di averlo visto litigare anche con un'ex compagna e inveire al telefono. "Alla donna all'altro capo del telefono dava della puttana, della pezza di merda, diceva che l'avrebbe ammazzata: tutte belle parole sempre rivolte verso le donne, insomma – e poi ricorda ancora l'aggressione – Anche quando ho visto che l'aggrediva gli ho detto he non si tratta così una donna. Ed è stato in quel momento che ha iniziato ad inveire anche contro di me".
![Il signal for help.](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/28/2024/05/signal-for-help-1.jpg)
Salva grazie al "Signal for help"
La donna ha iniziato a chiedere aiuto soltanto dopo l'aggressione, urlando. "Siamo andati in commissariato. Lì ho saputo che durante il sopralluogo della polizia si era salvata facendo il cosiddetto Signal for help (il gesto delle mani che indica una richiesta di aiuto di fronte ad una violenza di genere, ndr) – ricorda ancora – C'era anche lui, cercava aiuto da parte mia. Mi diceva: Tu mi conosci. Ma io non lo conosco: puoi essere anche mio fratello, ma se ti comporti così io in galera ti ci mando, non guardo in faccia chi sei, perché tu hai alzato le mani addosso a una donna. E per quello che lo conosco io, comunque, è una brutta persona. È come se lo fai con un bambino, cioè non ti devi proprio permettere. Ci vuole rispetto".
E poi si è rivolta direttamente alla donna che ora si trova in un centro protetto: "Io spero che alla fine riesca a denunciare: lui l'ha manipolata, le ha tolto tutto e l'ha costretta a restare qui. Dobbiamo parlare di questa cosa, altrimenti non si risolverà mai e moriranno sempre, ogni giorno, delle donne. Dobbiamo cercare di aiutarci fra di noi cercando di parlare più che possiamo di questo argomento che non deve essere un tabù. Dobbiamo trovare il modo per non aver paura di uscire, di parlare, di stare sotto compagni o compagne, qualunque essi siano che insomma ci maltrattano perché non è giusto. E ricordare che la violenza non sono solo le botte. Dobbiamo parlarne con qualcuno, se necessario chiedere aiuto per uscire da questo tunnel".