Sedicenne stuprata a Ponza, Manuel Lovecchio interrogato dal giudice: il 30enne nega le accuse
Ha negato le accuse Manuel Lovecchio, il 30enne accusato di aver stuprato una minore a Ponza lo scorso 7 luglio. L'uomo, arrestato a 45 giorni dai fatti, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Domenico Croce negando ogni addebito. "Non ho fatto nulla", ha dichiarato. Secondo chi indaga però, le prove sono schiaccianti: per questo è stato deciso di disporre per lui gli arresti domiciliari. Il pericolo, secondo la procura, è che l'uomo potrebbe compiere ancora abusi.
A denunciare Lovecchio, subito dopo i fatti, è stata proprio la minore, figlia di due lavoratori stagionali. Anche lui era andato a Ponza per lavorare, ma era stato licenziato pochi giorni prima da un ristorante proprio perché accusato di aver molestato una cliente. Secondo quanto dichiarato dalla 16enne, Lovecchio – che abitava nell'appartamento di fianco – l'avrebbe bloccata mentre andava a gettare l'immondizia. La giovane sarebbe stata poi costretta a entrare nell'appartamento dell'uomo, che ha abusato di lei. Solo lo squillo del cellulare ha consentito alla 16enne di scappare e chiamare i suoi genitori, che stavano lavorando in un ristorante dell'isola.
Quando i carabinieri sono arrivati presso la sua abitazione, Lovecchio era ancora ubriaco. Il 30enne è stato denunciato a piede libero e ha ricevuto un foglio di via dall'isola di Ponza. Tornato a Roma, ha ripreso subito la sua vita, tra serate in spiaggia e uscite con gli amici. Le foto pubblicate sui social, che lo mostravano divertirsi a pochi giorni dalle accuse di stupro, hanno sollevato molte polemiche. Il consigliere del Consiglio superiore della magistratura Ernesto Carbone ha sollecitato l'apertura di un'indagine proprio per capire i motivi del mancato arresto. Quarantacinque giorni dopo al 30enne sono stati notificati gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.