Scuole, Vaia (Spallanzani): “Mezzi pubblici insufficienti, un rischio riaprire “
"Il Governo ha deciso e sono rispettoso delle decisioni del Governo. Ma io avrei aspettato ancora 15-20 giorni per la riapertura, per vedere i risultati delle azioni messe in campo. Prima del 15 gennaio non siamo in grado di verificare se queste misure siano servite oppure no". Così il direttore sanitario dell'Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani Francesco Vaia in un'intervista rilasciata a la Repubblica. Secondo quanto dichiarato da Vaia, prima di riaprire le scuole bisognerebbe fare dei passaggi fondamentali per evitare il contagio tra gli studenti: tra tutti, quelli di garantire un adeguato distanziamento sociale a bordo dei mezzi pubblici, al centro della polemica proprio nei mesi scorsi per la calca e il sovraffollamento che si verificò a bordo dei bus.
La necessità di intervenire sui mezzi pubblici
Prima di riaprire le scuole, per Vaia, si sarebbe dovuto verificare che Regioni e Comuni abbiano provveduto ad aumentare le corse degli autobus e a potenziare i trasporti. "Sono stanco della criminalizzazione dei ragazzi – continua Vaia – È giusto ripetere di fare attenzione, ma è più giusto lavorare perché sui mezzi pubblici frequentati dai ragazzi non ci sia la calca. È questione di coerenza. D'altra parte abbiamo visto che laddove ci sono stati casi di positività tra i ragazzi, questo è avvenuto soprattutto tra gli studenti delle superiori che per andare a scuola prendono i mezzi pubblici".
Il Lazio potrebbe diventare zona arancione
Le scuole dovrebbero aprire l'11 gennaio. La decisione è stata presa dal Governo dopo un durissimo scontro tra chi voleva posticipare l'apertura al 15 gennaio e chi invece voleva far tornare in classe i ragazzi il 7. Non è escluso che il Lazio decida di prorogare la chiusura fino al 18 o addirittura fino al 31 gennaio. A pesare su questa decisione, il fatto che da lunedì la regione – a causa della nuova impennata di contagi – potrebbe entrare in zona arancione. E con le terapie intensive oltre la soglia critica, il rischio è che il sistema ospedaliero non riesca a reggere la terza ondata. Un rischio che il Lazio non vuole correre.