Scuola, le perplessità dei presidi sul Dpcm: “Turni pomeridiani impossibili”
Le disposizioni sulle scuole contenute nell'ultimo Dpcm non convincono i presidi degli istituti superiori di Roma. A far discutere sono in particolare gli orari d'ingresso: ci sono dubbi sulle aperture alle 9 "solo in casi eccezionali" e sulla possibilità di prevedere un orario pomeridiano, giudicato infattibile. Commentando quanto stabilito dal Dpcm, Patrizia Marini, preside dell'Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni, nota un'incongruenza su quando far entrare gli studenti a scuola: "Qua mi dice che comunque devi far entrare alle 9, ma la nota del ministero mi dice solamente in situazioni residuali", commenta evidenziando la questione poco chiara legata all'orario di ingresso.
Bocciata l'idea dei turni pomeridiani
"Il pomeriggio nelle scuole secondarie di secondo grado trovo che si possa difficilmente fare lezione perché noi non abbiamo una mensa", afferma Paola Senesi, dirigente del liceo classico Giulio Cesare, che prosegue: "Prevedere dei turni, classi che vengano solamente il pomeriggio, si sposa male con la presenza di docenti, perché alcuni docenti hanno anche fino a 18 ore, 18 classi, quindi non possiamo spostare 18 classi tutte nel pomeriggio perché sono agganciate agli orari di altri docenti". Senese aggiunge che l'ipotesi di disporre alcuni docenti ai turni di mattina ed altri il pomeriggio non è una strada percorribile: "Sono sempre gli stessi che devono fare tutti gli insegnamenti, e quindi trovo che sia poco praticabile questa soluzione". Una soluzione inapplicabile anche per Cristina Costarelli, dirigente del liceo Newton: "Doppi turni significherebbero il raddoppio dell'orario per gli insegnanti, significherebbe un disagio considerevole per gli studenti che magari il pomeriggio, per quanto è possibile, fanno anche altre attività. È una scelta che non potremmo condividere, né mettere in atto".
Casi Covid tra gli studenti: nessun contagio avvenuto tra le aule
"La scuola proprio come struttura è molto sicura", dice Marini, che nelle sedi dell'istituto Sereni ha avuto dei casi accertati di coronavirus, ma che "sia il personale che gli alunni avevano contratto il virus fuori dalla scuola". Senesi sottolinea che al Giulio Cesare "i casi che abbiamo avuto sono 3 o 4, non di più", e anche Costarelli riporta solo due alunni contagiati al Newton e nessun contagio tra i compagni, e che "questo conferma che la scuola si sta confermando a prova di sicurezza". Anche per questo professori e studenti non vogliono sentire parlare di lockdown e chiusura delle scuole: "Il timore c'è perché i comportamenti non sempre sono corretti. Speriamo che il Dpcm con la chiusura di locali e di determinate zone freni i contagi in qualche maniera, perché potrebbe sicuramente ripercuotersi sull'economia nazionale e locale in maniera devastante", conclude Marini.
Di Francesco Muccino e Filippo Poltronieri