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Sciopero dei mezzi a Roma: chiuse metro A e C, B/B1 aperta con numero limitato di treni

Sciopero a Roma e in tutta Italia di 24 ore: dalle 8.30 del mattino i lavoratori hanno incrociato le braccia, con conseguenti disagi per il trasporto pubblico.
A cura di Natascia Grbic
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Disagi e mezzi di trasporto limitati per lo sciopero di 24 ore indetto dall'Unione sindacale di base Usb. Secondo quanto riportato da Atac, le linee A e C della metropolitana hanno effettuato le ultime corse alle 8.30, ora di inizio dello sciopero, e poi hanno chiuso al pubblico. Il servizio sulla metro B e sulla B1 prosegue, anche se con un numero limitato di treni. Chiusa anche la linea Termini – Centocelle dopo le ultime corse alle 8.30 del mattino. Disagi anche per quanto riguarda i mezzi di superficie, con possibili riduzioni di servizio.

Sciopero dei mezzi a Roma, le fasce di garanzia

Lo sciopero di 24 ore osserverà, come al solito, le consuete fasce di garanzia. Servizio fermo o limitato quindi dalle 8.30 fino alle 17, e poi dalle 20 in poi. Chi deve spostarsi e non può usufruire di mezzi alternativi, può farlo in questa fascia oraria. Dopodiché lo scioperò riprenderà fino a fine servizio.

Lo sciopero precettato da Salvini

Lo sciopero era stato precettato dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che lo aveva diminuito a quattro ore. I sindacati avevano già annunciato che non avrebbero rispettato la disposizione, e avrebbero comunque mantenuto l'agitazione dalle 21 di giovedì sera. È poi intervenuto il Tribunale amministrativo regionale, decretando la legittimità dello sciopero di 24 ore, e annullando la precettazione di Salvini.

Le ragioni dello sciopero

"La lista delle ragioni che spingono a convocare lo sciopero generale si allunga ogni giorno – spiega Usb in una nota – C’è un disegno generale che il governo Meloni sta portando avanti che concentra le risorse per l’economia di guerra, aumenta le disuguaglianze sociali e ci trascina verso l’abisso di una nuova guerra mondiale. Non c’è un solo ambito della vita sociale, politica e culturale del Paese che non sia sotto attacco, dalla scuola alla sanità, dall’ambiente alla sfera dei diritti civili, dall’accoglienza alla restrizione degli spazi di democrazia. E sul piano economico e del lavoro c’è una scelta netta dalla parte delle banche e delle grandi imprese, una politica economica che asseconda la deindustrializzazione e ci condanna alla turistificazione della penisola".

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