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Covid 19

Sciacalli del Covid: sfruttavano conoscenza di Arcuri per lucrare su mascherine e tamponi dalla Cina

A marzo 2020 il primo obiettivo della struttura commissariale presieduta da Domenico Arcuri è comprare milioni di mascherine da chiunque possa venderne in attesa che le nostre aziende comincino ad avviare una produzione a livello nazionale. È in questo scenario che si crea un sottobosco di ‘facilitatori’, che cominciano a tessere relazioni con l’obiettivo di arrivare a lauti guadagni sulle forniture sanitarie. Gli affaristi cercano mediatori che abbiano credito da spendere verso il commissario, ritenuto un passe-partout per ottenere commesse pubbliche.
A cura di Enrico Tata
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L'Italia è in lockdown dal 9 marzo, travolta dall'epidemia da coronavirus scoppiata nel nord Italia. Non ci sono mascherine, il nostro Paese non ne produce e tutto il mondo le sta cercando. La struttura commissariale presieduta da Domenico Arcuri nasce proprio per tentare di risolvere questo problema: il primo obiettivo è infatti comprare milioni di mascherine da chiunque possa venderne in attesa che le nostre aziende comincino ad avviare una produzione a livello nazionale. È in questo scenario che si crea un sottobosco di ‘facilitatori', che cominciano a tessere relazioni con l'obiettivo di arrivare a lauti guadagni sulle forniture sanitarie. Gli affaristi cercano mediatori che abbiano credito da spendere verso il commissario, ritenuto un passe-partout per ottenere commesse pubbliche e per entrare in affari con il Governo Italiano. Nel decreto Cura Italia, tra l'altro, vengono inserite deroghe al codice dei contratti proprio per facilitare l'acquisto di presidi sanitari ad Arcuri.

L'acquisto di mascherine dalla Cina, sfruttando la conoscenza di Arcuri

È in questo quadro che si inserisce l'indagine della guardia di finanza sull'acquisto di mascherine dalla Cina per conto del governo. Tutto nasce da un'informativa della Banca d'Italia su ingenti quantitativi di denaro finiti sui conti di alcune aziende italiane. L'accusa dei pm, che inizialmente avevano indagato per corruzione, è quella di traffico illecito di influenze. Mario Benotti, rappresenteante dell'azienda MicroProducts It, secondo quanto ricostruito dai pm della procura di Roma, si sarebbe fatto consegnare indebitamente denaro per le sue relazioni con il commissario Arcuri. Per ogni provvigione sull'acquisto delle mascherine, milioni di mascherine chirurgiche, ffp2 e ffp3 arrivate in Italia, una quota era versata alla società di Benotti. L'acquisto dei presidi di protezione individuale erano gestiti dall'azienda SunSky, che ha ricevuto una lettera di incarico il 25 marzo. Ma accordi informali per mettere in piedi l'affare erano stati sviluppati già prima del lockdown nazionale del 9 marzo e prima dell'istituzione della struttura commissariale.

Secondo gli inquirenti Benotti ha intermediato, grazie alle sue conoscenze personali, il rapporto tra Arcuri e la SunSky. Quest'ultima, ricostruiscono i pm, ha di fatto assunto su di sé la selezione del prodotto, la pattuizione del prezzo, l’organizzazione del trasporto e la consegna, mantenendo i rapporti con i fornitori cinesi in luogo del governo italiano. La SunSky ha organizzato i voli per fare arrivare in Italia le mascherine, ma un altro intermediario si è occupato di tessere i rapporti con le aziende cinesi e in particolare con "Marco" il cinese. Nasce quello che gli inquirenti hanno definito "un comparto organizzato per la conclusione di un lucroso patto occulto con la pubblica amministrazione. Un comitato d’affari nel quale ognuno dei partecipi ha messo a servizio del buon esito della trattativa la propria specifica competenza, ricevendone tutti un lauto compenso". C'è chi possiede i contatti con la Cina, chi ha una struttura economica per organizzare il trasporto in Italia delle mascherine e chi ha un rapporto con il commissario Arcuri.

Il traffico illecito di influenze

Benotti è forte del suo credito verso un pubblico ufficiale, cioè Arcuri, e ha ottenuto per sé un compenso, ritenuto illecito, per la sua mediazione andata a buon fine. Questa mediazione è stata svolta perché fondata sul suo rapporto personale con il commissario e non basata su un istituzionale rapporto di rappresentanza. "Tale rapporto ha causa illecita", secondo i pm. "L’accesso preferenziale al gradimento di un funzionario pubblico – spiegano – vulnera la sua imparzialità., che deve restare fermo presidio alle eguali possibilità dei cittadini di avere rapporti con la pubblica amministrazione, per le possibilità di guadagno che ne derivano. La retribuzione del credito personale speso dal mediatore certo il pubblico ufficiale è illecito. Tale retribuzione compra, se pure attraverso incentivo offerto al privato, un privilegio di accesso". Tra gennaio e maggio 2020, ad avvalorare l'esistenza dei rapporti tra Benotti ed Arcuri, ci sono stati ben 2528 eventi tra telefonate e messaggi tra i due. Dal 7 maggio, però, non c'è stato nessun contatto.

Gli altri affari: le mascherine Ffp3, i guanti e i tamponi pungidito

Gli indagati cercano di portare avanti altri affari e in alcune conversazioni intercettate alcuni di loro sperano che la situazione "esploda" a novembre 2020, cioè che venga deciso un altro lockdown in modo da fare altri lucrosi affari. "Io sono stato il più grosso fornitore di mascherine in Italia, ne abbiamo vendute 925 al governo italiano, gli unici ad avere mascherine certificate e via dicendo. Adesso in questa fase di disperazione Arcuri mi ha chiesto di trovargli i guanti per ché non c’è niente in giro. Adesso ci sono una valanga di mascherine chirurgiche, ci sono le ffp2 che si sono accorti che non servono a un cazzo", dice il presidente della SunSky. Ora l'affare sono i guanti, ma anche e soprattutto le mascherine FFP3. Non solo: cercano anche di utilizzare influencer per indurre, con una campagna mediatica, il bisogno di determinati presidi sanitari che loro possono procurare, come per esempio i tamponi rapidi pungidito.

La difesa di Benotti: "Ha agito per far arrivare mascherine in tempi rapidi"

Il provvedimento è giudicato dalla difesa di Mario Benotti "inspiegabile. Rappresenta una grave ingiustizia. Benotti non ha fatto altro che agire, nella sua veste professionale di consulente, su esplicita e reiterata richiesta, orale e scritta, del Commissario all'emergenza Covid-19 Domenico Arcuri, per favorire l'arrivo in tempi rapidi di un rilevante quantitativo di dispositivi di protezione individuale, in un momento in cui il Paese affrontava una crisi sanitaria senza precedenti ed era pressoché impossibile reperire tempestivamente da aziende nazionali i dispositivi necessari. Tra l'altro, il Commissario aveva fatto a Mario Benotti uguale richiesta anche per reperire ventilatori polmonari per i reparti di terapia intensiva". Mario Benotti respinge con forza "qualunque accostamento o coinvolgimento in comportamenti occulti o attività meno che lecite".

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