Arrestato 14enne per spaccio, denunciato dall’11enne a cui voleva vendere la droga
Segnalazione per spaccio, denuncia per porto d'armi abusivo e un daspo urbano: è la lista di accuse, non proprio invidiabili, che pendono su un 14enne di Anagni, e che ora si arricchisce – per così dire – anche dell'avviso orale disposto dalla Questura di Frosinone in applicazione delle norme previste dal nuovo decreto Caivano.
Fermato dalla polizia mentre spacciava vicino a una scuola
Il baby pusher era stato sorpreso a spacciare nel centro del capoluogo ciociaro dove, in compagnia di un amico maggiorenne, aveva tentato di vendere droga a un ragazzino di 11 anni in un parco giochi proprio di fianco a una scuola. L'intervento della polizia, chiamata proprio dall'11enne, ha permesso di bloccare all'interno del parco i due giovani, risultati in possesso di circa 50 grammi di droga e del materiale necessario al confezionamento delle dosi, bilancino e cellophane, facendo scattare per entrambi la denuncia alle rispettive procure.
Decreto Caivano per un soggetto "socialmente pericoloso"
Al pusher 14enne, gravato anche una denuncia per porto d'armi abusivo dopo essere stato trovato in possesso di una pistola e di un coltello proibito (del tipo "a farfalla"), era stato notificato il daspo urbano, cioè il divieto di accedere agli esercizi pubblici e ai locali di pubblico intrattenimento per quattro anni. Ora, al termine di un'accurata istruttoria portata avanti dalla divisione Anticrimine, il questore di Frosinone, Domenico Condello, ha optato per l'applicazione dell'avviso orale rientrante nelle nuove disposizioni previste dal d.l. 123 del 15 settembre 2023, il cosiddetto "decreto Caivano", per contrastare il fenomeno delle baby gang: quello del 14enne è il primo caso nel Lazio nonché uno dei primi in tutta Italia.
Le norme contenute all'interno del decreto prevedono, oltre all'avviso orale, anche il divieto dell'uso del cellulare. Nell'ottica di un maggior coinvolgimento delle famiglie dei minori sorpresi a delinquere, tra i nodi centrali compresi nella norma, qualora il giovane si rendesse responsabile di nuovi reati il Tribunale potrebbe revocare la potestà ai suoi genitori, i quali rischiano inoltre di essere condannati a pene detentive fino a due anni anche se il ragazzo non dovesse frequentare con regolarità la scuola.