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Sapienza, Ginevra studentessa trans denuncia: “Non posso candidarmi con il mio nuovo nome”

“Per candidarmi avrei dovuto usare il mio nome anagrafico, ma sono una ragazza trans: mi chiamo Ginevra ora”, ha spiegato a Fanpage.it. Oggi flashmob in ateneo.
A cura di Beatrice Tominic
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Ginevra e Viki durante il flashmob di questa mattina.
Ginevra e Viki durante il flashmob di questa mattina.

Manca poco alle prossime elezioni universitarie dell'università La Sapienza. Le candidature si sono chiuse già a inizio ottobre, ma c'è chi è rimasto fuori. È il caso di Viki, studente non binary e di Ginevra, ragazza transgender che studia Psicologia in ateneo: "Mi sarebbe piaciuto, ma quando ho avanzato la mia candidatura, mi hanno detto che lo avrei dovuto fare con il mio nome anagrafico, quello che mi hanno assegnato i miei genitori alla nascita, quello maschile – ha spiegato a Fanpage.it – Io ora sono Ginevra: tutti e tutte mi conoscono così. Anche i docenti: lo scorso anno ho attivato la carriera alias, quindi adesso sono Ginevra anche per l'ateneo".

Ginevra da tempo ha iniziato il suo percorso di transizione: "A breve avrò gli ultimi incontri con la giudice e potrò cambiare nome anche all'anagrafe: a breve sarò Ginevra anche sulla carta d'identità, eppure non mi è concesso partecipare alla vita politica dell'università se non con il mio nome anagrafico – ha continuato – Così ho preferito rinunciare: nessuno mi riconoscerebbe e il carico emotivo sarebbe troppo".

Stamattina a sostegno di Ginevra e Viki studenti de La Sapienza hanno manifestato per richiedere maggiore attenzione e sensibilità al tema da parte dell'ateneo: "Chiediamo una riforma del regolamento della carriera alias e vogliamo far sapere a tutto il corpo studentesco quanto ci è successo: se siamo tutti uguali, dovremmo avere tutti pari accesso ai servizi e alle possibilità che l'università ci offre, compresa la vita politica in ateneo".

Essere studente transgender all'università

Come le hanno detto dalla segreteria, nel sistema elettorale dell'università viene riconosciuto soltanto il nome anagrafico: "Anche nelle email che riportano i voti degli esami, il nome con cui la segreteria si rivolge a me è sempre quello anagrafico – ha spiegato Ginevra – Eppure basterebbe così poco: la vita universitaria è già faticosa, per una persona transgender si complica ancora di più".

Lezioni, esami, appelli: "A tutto questo una persona transgender deve aggiungere le visite e gli appuntamenti necessari per la transizione – ha continuato – Si tratta di un percorso lungo e delicato, questi problemi gravano sul benessere psicologico della persona e rischiano di avere un'influenza negativa anche sui risultati accademici".

La carriera alias e la storia di Viki: "Sono non binary e l'università non mi riconosce"

Viki, invece, ha scelto di candidarsi ugualmente. "La mia è una situazione diversa – ha subito esordito – Non sono una persona transgender, ma non binary: non mi identifico strettamente con una identità di genere maschile né con una femminile. Ho contattato l'ufficio elezioni per chiedere se potessi partecipare alle elezioni universitarie come Viki e non con il mio nome anagrafico: mi hanno risposto che dipende dai casi, ma pare che non ci sia una norma ben definita a riguardo. Poi non mi hanno più aggiornato".

Viki, a differenza di Ginevra, non può neppure attivare la carriera alias: "Il regolamento risale al 2018, ma nel frattempo ci sono stati molto progressi su queste tematiche: già nell'articolo 1, che dovrebbe spiegare in cosa consiste la carriera alias, il linguaggio utilizzato è molto generico".

Effettivamente nel regolamento, che risale al novembre 2018, si fa riferimento alla tutela della riservatezza e della dignità dell’individuo e ai principi di libertà e di inviolabilità della persona e del diritto all’identità personale. La carriera alias è presentata come una modifica della carriera reale dello studente o della studentessa mediante l'assegnazione di un'identità provvisoria, transitoria e non consolidabile. "È tutto spiegato in maniera molto generale come se si avesse paura di utilizzare i termini genere o transgender", ha sottolineato.

"A differenza di altre università, come ad esempio quella di Bologna, la carriera alias può essere richiesta soltanto dal corpo studenti: docenti e tecnici, stando a questo regolamento, non possono accedere alla carriera alias – ha continuato a spiegare Viki – Inoltre per la richiesta è necessario presentare una documentazione che attesti la diagnosi di disforia di genere ("apposita istanza motivata e corredata di documentazione idonea a comprovare l’esistenza di una disforia di genere, rilasciata da una struttura, centro o specialista di salute mentale", come specificato dall'articolo 3) e non viene contemplata l'esistenza di un genere non binario. Non sono specificate neanche le aree in cui sono applicate le carriere alias: nel regolamento si parla soltanto di card studenti". La richiesta, per cui è stato organizzato il flashmob di questa mattina, è quella di cambiare approccio nei confronti di una tematica così complessa e delicata.

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"Con questo regolamento, l'università sembra molto lontana dalla vita quotidiana di queste persone. ma gli studenti necessitano anche di questo servizio".

La risposta de La Sapienza

Massimo silenzio da parte dell'università La Sapienza. "È vero, il regolamento non prevede un comportamento da seguire in questa situazione specifica – confermano dall'Ufficio Elezioni – Qualora fossero state presentate delle richieste sarebbero state accolte o comunque sarebbe stata creata un'istruttoria ad hoc, proprio in mancanza di una normativa specifica. Però non posso dire se siano arrivate o meno delle richieste: sono dati sensibili, in ogni caso non potrei parlarne".

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