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Sapienza, due studentesse si incatenano all’ingresso del rettorato: “L’università condanni genocidio”

Due studentesse si sono incatenate davanti all’ingresso del Rettorato della Sapienza. Oggi pomeriggio presidio mobilitazione degli studenti in solidarietà con la Palestina.
A cura di Rosario Federico
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"Stop degli accordi dell'università con Israele e le dimissioni della rettrice Polimeni dalla fondazione Med Or". Questa è la richiesta della sigla  Cambiare Rotta all'università La Sapienza di Roma, dove due studentesse si sono incatenate stamattina al totem davanti all'ingresso del Rettorato. L'appuntamento per la mobilitazione è oggi pomeriggio alle 15.30 al pratone della città universitaria della Sapienza, in contemporanea alla convocazione del Senato Accademico.

Le richieste degli studenti in solidarietà alla Paledtina.

Da due giorni gli studenti presidiano l'ingresso principale dell'università romana e chiedono un incontro alla rettrice Antonella Polimeni. "Chiediamo che il Senato Accademico di oggi si schieri contro il genocidio in Palestina – dichiara Cambiare Rotta – attraverso l'applicazione di sanzioni verso Israele: fermare ogni collaborazione con il Technion di Haifa, le università israeliane e il bando Maeci; la rottura di ogni accordo di ricerca e dialettico con l'industria bellica (Leonardo Spa., Thales Alenia e altri) e con le forze armate (Esercito Italiano, Aeronautica militare, con la Marina Militare – come la prossima esercitazione Mare Aperto 2024 – e con la Nato).

La mobilitazione degli studenti

Una ventina di tende sono state allestite fuori l'ingresso principale della Sapienza, sul piazzale Aldo Moro dagli studenti appartenenti al movimento Cambiare Rotta da due giorni per far sentire la propria voce: "L'intenzione è quella di rimanere fino a che la rettrice Antonella Polimeni non prenda posizione sulla guerra in Medio Oriente e le collaborazioni dell'università con il governo israeliano". Il pomeriggio del 5 marzo, circa duecento studenti dei collettivi sono entrati alla Sapienza al termine di un corteo organizzato per la Palestina contro la "censura e la repressione", sfondando il blocco imposto dall'università. Anche in quell'occasione la data della protesta era stata scelta in risposta alla convocazione del Senato Accademico, poi c'era stata l'occupazione del Rettorato.

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