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San Lorenzo, chiesti oltre 200mila euro allo spazio sociale Esc: “Truffati dal Comune di Roma”

Esc è uno spazio sociale che si trova nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Assegnato nel 2009, l’associazione che lo gestisce si è vista recapitare una lettera di sgombero e la richiesta di versare oltre 200mila euro per un ricalcolo del canone di affitto. “Ci sentiamo truffati”, dichiarano amaramente gli attivisti. Sul caso interviene anche la politica, che chiede alla nuova giunta Gualtieri di trovare una soluzione.
A cura di Natascia Grbic
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"Il Comune di Roma ci aveva assegnato lo spazio, accordandoci il canone di affitto al 20% in ragione del nostro valore sociale e culturale, come previsto dai regolamenti. Poi l'Amministrazione non ha formalizzato la procedura: anni dopo ha cambiato idea e deciso che dovevamo pagare il 100%. In modo retroattivo. Questo vuol dire dare oltre 200mila euro, una cifra che non abbiamo, visto che le nostre attività sociali sono gratuite. Non abbiamo altro da dire se non che ci sentiamo truffati dal Comune di Roma”. A parlare sono gli attivisti del centro sociale Esc Atelier, storico spazio di via dei Volsci che da anni anima la vita sociale, politica e culturale di San Lorenzo. Nonostante nel 2009 lo spazio sia stato assegnato da Roma Capitale all'associazione, che si è impegnata a pagare il 20% del canone rispetto al prezzo di mercato, nel 2015 è arrivata una lettera di sgombero da parte del Comune stesso, unitamente alla richiesta di pagare il 100% dell'affitto non solo per l'anno in corso, ma anche per quelli precedenti. Tradotto in termini monetari, centinaia di migliaia di euro impossibili da pagare per gli attivisti.

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L'inchiesta della Corte dei Conti e la lettera di sgombero

Tutto è nato nel 2015, quando la Procura della Corte dei Conti ha fatto partire un'inchiesta nei confronti dei dirigenti che hanno gestito le concessioni del patrimonio pubblico capitolino: l'ipotesi è che questi abbiano causato un danno all'amministrazione derivato dalla mancata riscossione degli affitti al 100%. Base dell'inchiesta, un cavillo giuridico: Esc, immobile di proprietà comunale, era stato pre-assegnato in delibera 26. Il Comune non ha mai però formalizzato l'atto entro i 120 giorni previsti: non solo quello dello stabile di via dei Volsci, ma di tutti gli spazi che erano stati assegnati in quel decennio. Quegli stessi dirigenti sono stati poi assolti dall'accusa di danno erariale: "La Corte dei Conti ha sconfessato l'impianto della Procura – spiegano gli attivisti – E tutti gli spazi che si trovavano nella nostra stessa situazione hanno vinto la causa davanti ai giudici. Gli unici condannati a dover pagare l'intero canone siamo stati noi di Esc. Una situazione che crediamo sia assurda".

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"Esc un centro di produzione culturale e indipendente gratuito"

Gli attivisti si sono così trovati davanti alla richiesta di pagare cifre esorbitanti, che vanno dai 220 ai 300mila euro. Cifre che non possono pagare: le loro attività non sono a scopo di lucro, e i vari progetti contenuti al suo interno – dalla scuola di italiano per migranti allo sportello legale per i lavoratori – sono tutti gratuiti. "Abbiamo riempito Esc con sportelli di sostegno legale per migranti e precari, la scuola di italiano per stranieri, le merende e i doposcuola dei bambini del quartiere, l’aula studio e le occasioni di incontro di studenti universitari e medi, le riunioni della redazione di Dinamopress, gli incontri delle lavoratrici e dei lavoratori del sindacato Clap, le assemblee del movimento femminista Non Una Di Meno e delle reti politiche cittadine e internazionali. A Esc si sono svolti centinaia di dibattiti, presentazioni, proiezioni, mostre. E poi i cicli di seminari della Libera Università Metropolitana e di Euronomade, la conferenza C17 a cent’anni dalla rivoluzione sovietica, i festival di editori e vignaioli indipendenti. Il nostro spazio è diventato negli anni un centro di produzione culturale indipendente e gratuita, un presidio anti-fascista e anti-sessista, un punto di riferimento per la città e il quartiere".

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Luparelli e Cicculli: "Porteremo la vicenda in consiglio comunale"

Gli attivisti di Esc hanno rivolto un appello al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, chiedendo un intervento della politica. "Per noi sarà una priorità portare questo dibattito nell'aula del consiglio comunale, il Campidoglio deve farsi carico del problema di Esc, che ha sempre rappresentato un valore per questa città dal punto di vista sociale e culturale, è inammissibile che rischi di chiudere – dichiara Alessandro Luparelli, consigliere neoeletto della lista Sinistra civica ecologista – Questi spazi hanno garantito servizi negli anni e sono un valore per questa città. Gli altri centri sociali sono riusciti a risolvere questa storia degli arretrati con un canone sociale, non si tratta di locali che fanno profitto". Dello stesso avviso Michela Cicculli, consigliera comunale di Sinistra civica ecologista: "Gli spazi sociali contribuiscono a rimuovere le barriere sociali ed economiche ancora presenti nella nostra città. Se un presidio sociale e culturale viene considerato un ostacolo, invece che una risorsa, allora abbiamo il dovere di porci semplici domande su che sviluppo vogliamo per Roma nei prossimi anni. Una città che promuove cultura e solidarietà deve costruire gli strumenti utili a sviluppare una rete che sia di supporto e confronto per le istituzioni. Dopo cinque anni di smantellamenti, è una sfida che non possiamo perdere".

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Bonafoni: "Abbiamo strumenti legislativi per tutelare Esc"

Sul caso di Esc è intervenuta anche la consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni, che ha dichiarato: "Esc rappresenta uno spazio di indubbio valore sociale e culturale che ha saputo resistere in una città che l’azione amministrativa in passato ha spesso tentato di desertificare dei suoi presidi sul territorio. Al suo interno si svolgono da anni attività di ricucitura delle disuguaglianze e arricchimento per la comunità di San Lorenzo, per la città e per il Lazio: dagli sportelli per lavoratrici e lavoratori e persone migranti alle presentazioni di libri, dagli eventi per bambine e bambini alla raccolta e distribuzione di beni di prima necessità durante la pandemia. Questo patrimonio di pratiche deve essere assolutamente difeso e tutelato dalla futura giunta Gualtieri, perché rappresenta un bene comune. Oggi abbiamo gli strumenti legislativi per farlo, come già accaduto in Municipio III col Laboratorio Puzzle, grazie alla legge sull’amministrazione condivisa dei beni comuni approvata dalla Regione Lazio. Per questo il prossimo Consiglio comunale in Campidoglio dovrà avere tra i suoi impegni prioritari l’approvazione del regolamento sugli spazi sociali, per fare in modo che richieste assurde come quelle destinate a Esc in queste ore siano solo un lontano e sbiadito ricordo”.

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