San Basilio, la storia di Walter: “Cacciato dalla casa popolare, ma io non sono di nessun clan”
È domenica 19 febbraio quando la premier Giorgia Meloni, nella ormai consueta rubrica social "Gli appunti di Giorgia", annuncia che "ora questo governo va alla guerra contro le occupazioni abusive, cominciamo con gli sgomberi". Meloni presenta una vera e propria offensiva, tanto contro i senza casa che occupano, racconta di come il governo in merito stia pensando all'ennesimo provvedimento per inasprire un reato penale.
La premier nel suo discorso cita due interventi, uno dei quali avvenuto a San Basilio pochi giorni prima: "Si è cominciato a fare quello che andava fatto prima, cioè procedere con gli sgomberi delle case occupate abusivamente. A Roma sono stati sgomberati 10 alloggi dell'Ater, case popolari che erano in parte occupate da famiglie criminali. E sono stati sgomberati tre alloggi privati, più uno dell'Inps".
A fargli eco è subito il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che conferma la linea dura riproponendo l'argomento delle case popolari: "Gli edifici dell’edilizia popolare devono andare a chi ha bisogno, non alle famiglie dei criminali – ha dichiarato Piantedosi – Devono andare alle famiglie che non possono avere una casa e che spesso si ritrovano sotto un ponte, perché le case popolari sono occupate dalle famiglie criminali". D'altronde era stato lo stesso comune di Roma a presentare l'intervento a San Basilio come la liberazione delle case dalle famiglie dei clan.
Le cose però sarebbero un po' più complesse e, almeno in un caso, a farne le stesse sarebbe stato un inquilino che nulla a che fare con i clan. Avevamo documentato la stessa situazione nel marzo del 2022: in quel caso una mamma con i suoi figli aveva perso l'alloggio popolare che occupava senza alternative. Ancora una volta lo spauracchio della criminalità organizzata. È la storia di Walter Borna, che accettato di raccontare la sua situazione a Fanpage.it.
"Ma che c’entro io con la criminalità organizzata? – si chiede l'uomo – Io sono 48 anni che lavoro e mi alzo la mattina per andare a lavorare. Io non ho mai neanche rubato una caramella dentro ad un bar. Sono subentrato nell'appartamento perché ci stava mio zio che era malato. Sono rimasto con zio finché non è morto nel 2018. Mi sono autodenunciato all'Ater e mi hanno detto ‘a lei non la caccia via nessuno'. Dopo tre mesi mi sono arrivate le bollette dell’Ater a nome mio pensavo tutto apposto poi ogni tanto arrivava la comunicazione ‘tra 15 giorni se ne deve andare', andavo da chi dovevo andare e mi dicevano non ti preoccupare è tutto apposto". Poi la doccia fredda: "Un giorno sento suonare il campanello, pensavo che fosse una persona che fa pulizie e ho detto ‘chi è?'. Erano i vigili urbano, neanche ho aperto la porta e sono entrati e mi hanno detto, ve ne dovete andare hai un’ora e mezza di tempo per prendere i tuoi effetti personali, poi ci pensiamo noi".
Non solo sta perdendo casa, non solo viene buttato in mezzo alla strada con le sue cose, ma in quel momento si sente anche trattato come un criminale: "Dentro casa quando stavano facendo lo sgombero, io non potevo camminare che avevo sempre un poliziotto dietro. Gli ho detto guarda che mi chiamo Borna Walter mica mi chiamo Matteo Messina Denaro. Io faccio i salti mortali per pagare le bollette della luce del telefono, tante volte pagavo la luce e non mi rimanevano neanche i soldi per fare la spesa".
Ora la vicenda di Walter la sta seguendo il sindacato degli inquilini Asia Usb, che da anni è presenta a San Basilio con uno sportello e un comitato. "In questo Paese non vengono date risposte alle tematiche abitative. Non a caso siamo il Paese che ha la percentuale più bassa di case pubbliche in Europa, così con il pretesto di sgombinare bande criminali e di combattere l'illegalità, si continua a non dare risposte sul terreno del diritto alla casa", a parlare è Michele Giglio di Asia. Il sindacalista torna su un tema enorme per la capitale e non solo, il paradosso di avere tantissime case senza gente, a fronte di tanta gente senza casa. "La città di Roma ha oltre 200.000 appartamenti vuoti, mentre in graduatoria per una casa popoalre ci sono 14.500 famiglie, ma la cifra è sottostimata. È inutile reprimere e sgomberare se poi non si fa un grande piano per l'edilizia residenziale pubblica", spiega. E alla fine in mezzo alle case controllate dai clan che qua hanno i loro interessi ci finiscono tutti, soprattutto i più deboli, quelli che vivono di espedienti o con lavoro nero, precario, sottopagato. Esattamente coloro che le istituzioni dovrebbero tutelare invece di additare come mafiosi.