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Samuele del clan Di Silvio figlio di Armando Lallà è morto in carcere a 31 anni

L’ipotesi avanzata sulla morte in carcere di Samuele di Di Silvio è che sia stato colto da un’ischemia. Era recluso per scontare una pena di undici anni.
A cura di Alessia Rabbai
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Samuele del clan Di Silvio è morto all'età di trentuno anni nel carcere di alta sicurezza di Agrigento. Ad ucciderlo dalle prime informazioni apprese sarebbe stato un malore improvviso. L'ipotesi avanzata al momento è che sia stato colto da un'ischemia. Samuele, con vari precedenti penali a carico, era figlio di Armando Di Silvio detto Lallà. La notizia della sua scomparsa improvvisa si è diffusa nella serata di ieri, martedì 15 febbraio. Il trentunenne era in carcere dove si trovava per scontare in via definitiva una pena di undici anni e dieci mesi a seguito del processo Alba Pontina che lo vedeva accusato di estorsione. Un'operazione di Polizia quella che ha riguardato il clan sinti italiano, che ha portato alla luce un sodalizio criminale dedito al traffico di droga e alle estorsioni, con l'aggravante del metodo mafioso e che teneva sotto scacco la provincia di Latina.

Il processo Alba Pontina e le condanne al clan Di Silvio

L'arresto di Samuele è scattato nell'ambito dell'operazione della Polizia di Stato denominata ‘Alba Pontina' che ha portato alla condanna di sette persone appartenenti al clan di Silvio, per un totale di 64 anni di carcere. Tra gli altri a finire in manette sono stati membri di spicco dell'organizzazione criminale, Armando Di Silvio, capo del clan, ha ricevuto una condanna a ventiquattro anni e due mesi di reclusione e Sabina De Rosa, sua moglie e anche lei ai vertici, a quindici anni e tre mesi. I Di Silvio dal 2010 avevano costruito la loro egemonia con violenza e omicidi ai danni di altri gruppi criminali. La loro presenza provocava secondo i giudici terrore nel "tessuto sociale ed economico ma anche tra gli altri gruppi criminali". Tra le attività principali del clan c'era lo spaccio di droga e l'estorsione, ma avrebbero dato anche indicazioni di voto in cambio di denaro, in particolare, a finire al centro della cronaca sono state le elezioni comunali del 2016, per i due arresti di ieri e le indagini su Matteo Adinolfi.

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