Salvatore Buzzi: “Sorveglianza speciale un’ingiustizia, vivo alla luce del sole non sono pericoloso”
Salvatore Buzzi è stato condannato a 12 anni e 10 mesi in via definitiva per il processo "Mondo di mezzo", l'inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale, che i giudici hanno stabilito nella sentenza di Cassazione Bis non essere però un'associazione a delinquere di stampo mafioso ma un'associazione a delinquere semplice. Al vertice del gruppo, dedito in primo luogo a distrarre risorse pubbliche e alla corruzione, ci sarebbero stati l'ex presidente della cooperativa 29 giugno, e l'ex esponente dei Nar e della Banda della Magliana.
Uscito dal carcere il 19 dicembre del 2019, dopo cinque anni la maggior parte dei quali in regime di carcere duro, Buzzi ha trascorso un periodo ai domiciliari per poi tornare a piede libero. Ora nei suoi confronti è stato deciso un provvedimento di sorveglianza speciale, con l'obbligo di rientro presso la sua abitazione entro le ore 21.00. Una decisione che rischia di fargli perdere il lavoro, proprio quando lo obbliga a cercarne uno.
"Quando siamo stati arrestati nel dicembre del 2014, in quanto i mafiosi ci hanno proposto per le misure di prevenzione che sono sia patrimoniale che personale, che ti danno la sorveglianza speciale. – racconta il diretto interessato – Poi, nel corso del tempo, come tutti sanno, nel corso dei processi abbiamo dimostrato di non essere mafiosi, tant'è vero che siamo stati condannati per corruzione e turbativa d'asta".
Ora Buzzi da lunedì è un sorvegliato speciale. Deve recarsi presso i carabinieri una volta a settimana e portare con sé un apposito libretto rosso per ogni controllo, e non può lasciare Roma se non con un apposito permesso. È riuscito però a salvare il ritiro della patente: "Ho dimostrato che mi serviva per andare a lavoro". "Mi è fatto obbligo di cercare lavoro ma questo provvedimento me lo fa perdere il lavoro. – prosegue l'ex ras delle cooperative – Ho già fatto l'istanza al magistrato, chiedendo che mi sia data la possibilità di andare a lavorare. Io spero che me lo dica questo permesso entro due settimane". Altrimenti Buzzi si vedrà costretto a cercare un altro impiego lasciando il pub su cui ha puntato il suo futuro.. Per ora, in attesa della decisione, attacca a lavorare alla paninoteca nel pomeriggio per poi andare via alle 20.00: "Se succede qualsiasi imprevisto ho il tempo di tornare a casa".
Quando è uscito dal carcere Buzzi ha ripreso anche l'attività politica, ha scritto un libro, tenuto incontri e conferenze sul garantismo e sulla sua esperienza. Tutto legittimo al di là di quello che si pensi nel merito delle sue idee e della sua figura. Ma ora, anche se "declassato" da mafioso e corruttore semplice, non potrà più farlo: "Io ci tengo moltissimo. Sono iscritto al Partito Radicale e all'associazione Nessuno tocchi Caino. In virtù di questo provvedimento non posso più frequentare le riunioni e le conferenze perché è vietato anche frequentare manifestazioni politiche pubbliche".
Buzzi è convinto che il provvedimento comminatogli sia un'ingiustizia. "In base a cosa sono considerato pericoloso? Sono stato in carcere e ora lavoro regolarmente a contatto con il pubblico, non mi nascondo di certo tutta Roma mi conosce e sa che mi trovo in questo pub. La legge dice che la sorveglianza speciale viene proposta e poi si applica se sei attualmente pericoloso" E lui pericoloso assicura di non esserlo più: "Cinque anni e sei mesi di carcere dopo ho solo lavorato, non c'è niente su di me. C'è una sentenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione a Sezioni unite che dice che la pericolosità sociale deve essere attuale, non presunta. Da quando sono stato arrestato in poi non ho fatto nessuna attività criminosa. Questa è la vecchia ratio dei provvedimenti fascisti".