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“Salva grazie ad un gesto, oggi il mio ex violento è stato condannato e torno a vivere”

Un anno fa Cristina aveva raccontato la sua storia a Fanpage.it. Costretta in macchina con il suo ex compagno, è riuscita a salvarsi mostrando il “Signal for Help” ad una pattuglia di carabinieri che li aveva fermati.
A cura di Simona Berterame
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"Finalmente sono tornata a vivere. Ho un nuovo lavoro, che mi sta dando tante soddisfazioni e sono felice". Cristina (nome di fantasia ndr.) è riuscita finalmente a lasciarsi alle spalle quella relazione fatta di violenza e minacce. "Mi diceva tu non vali nulla, tu sei niente" ci aveva raccontato un anno fa, protetta dall'anonimato. Oggi può tirare un sospiro di sollievo perché L.P., il suo ex compagno, ha ricevuto una condanna a 6 anni di carcere per maltrattamenti in famiglia.

Il racconto di Cristina

Dopo anni di vessazioni e paura, Cristina lo denuncia, ma l'incubo per lei non è ancora finito. Durante le indagini infatti l'uomo riceve un divieto di avvicinamento, che non rispetterà. Dopo essere riuscito ad ottenere una copia delle chiavi di casa di Cristina, si introduce più volte nel suo appartamento. "Una volta l'ho trovato che dormiva sul divano in salotto, mi ha minacciata e costretta a salire in macchina con lui". Quel giorno per fortuna la macchina viene notata da una pattuglia dei carabinieri di Tor Bella Monaca impegnata ad effettuare un posto di blocco. In una frazione di secondo Cristina riesce ad incrociare lo sguardo di uno dei due carabinieri ed effettua velocemente il "Signal for Help". Stiamo parlando del gesto internazionale  per chiedere aiuto, la mano aperta con il pollice all'interno e poi chiusa a pugno. Il carabiniere immediatamente si rende conto della situazione di pericolo e blocca l'ex, liberando così Cristina dal suo aguzzino. Dopo quell'episodio L.P. viene portato in carcere e si trova ancora lì.

La condanna

A fine 2023 è iniziato il processo contro l'ex compagno in Tribunale penale di Velletri e ieri è arrivata la prima sentenza: una condanna a 6 anni di carcere per per maltrattamenti in famiglia. "Una pena severa ed esemplare –  dice oggi con soddisfazione l'avvocata Rita Mone di Differenza Donna, che segue e difende Cristina – considerate che il pm aveva chiesto 5 anni invece poi i giudici hanno ritenuto di dare a questa persona il massimo della pena ovvero 6 anni". La pericolosità di questa persona e soprattutto la mancanza di consapevolezza della gravità delle sue azioni sono state al centro dell'arringa finale dell'avvocata Mone. "Lui non ha proprio compreso il disvalore delle sue azioni, infatti non ha smesso di cercare la mia assistita neanche una volta finito in carcere. L'ha contattata via mail e attraverso lettere cartacee più volte chiedendole di tornare insieme".

Cristina ha avuto al suo fianco, dentro e fuori le aule del tribunale, le operatrici del centro Antiviolenza “Irma Bandiera” dell'Associazione Differenza Donna. Grazie a loro e alla rete di protezione creata intorno a lei, oggi finalmente Cristina ha ripreso in mano la sua vita: "Per anni sono solo sopravvissuta, adesso torno a respirare e posso dire di aver voltato pagina".

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