Romina uccisa dall’ex, l’amica: “Si è licenziata per problemi familiari, voleva tornare in Molise”
Si è licenziata dal nuovo lavoro una settimana fa, dicendo di avere problemi familiari e dover tornare in Molise. Romina De Cesare, la 36enne uccisa dall'ex fidanzato Pietro Ialongo nella sua abitazione di Frosinone, a casa non è mai riuscita a tornarci. Di che natura fossero quei problemi familiari e se si riferisse all'ex, al momento non è dato sapere. "Lavorava con noi da due settimane e mezzo, prima era una nostra cliente – ci spiega una collega del bar in cui aveva cominciato a lavorare – Veniva a prendere il caffè tutte le mattine prima di andare al Carrefour, dove faceva la cassiera. Il supermercato poi ha chiuso e si è trovata disoccupata. Una mattina mentre parlavamo le ho detto che cercavamo personale, e lei ha detto ‘ ci provo'. Di lei però non sapevamo nulla: lavoravamo insieme da troppo poco tempo, ed è stata qui solo una settimana". Secondo quanto riferito dalla ragazza, Pietro Ialongo andava a trovarla al bar tutte le mattine. "Non so se stavano insieme, ma sembrava tutto normale, non abbiamo mai avuto modo di pensare ci fosse qualche problema".
L'ex arrestato in stato confusionale sulla spiaggia di Sabaudia
Pietro Ialongo ha confessato il femminicidio. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Latina, coordinati dal tenente colonnello Silvio De Luca, e dagli investigatori della squadra mobile della questura di Frosinone, la ragazza è stata prima strangolata e poi accoltellata all'interno della sua abitazione di piazza del Plebiscito. A dare l'allarme è stato l'attuale compagno di Romina, che non riusciva a mettersi in contatto con lei da diverse ore. Quando gli agenti della squadra mobile sono entrati nell'appartamento, hanno trovato la 36enne riversa a terra in un lago di sangue. Nel frattempo i carabinieri hanno fermato Pietro Ialongo sulla spiaggia di Sabaudia.L'uomo vagava nudo e in stato confusionale, era pieno di graffi ed escoriazioni. Prima di essere fermato dai carabinieri aveva provato a uccidersi varie volte strangolandosi, tagliandosi le vene e annegandosi in mare. Portato all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina, è stato poi trasferito in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato. Interrogato dai pubblici ministeri di Frosinone e Latina, ha ammesso il femminicidio. In macchina sono stati trovati diversi fogli con scritto ‘Non volevo ucciderla. La amo'. Per chi indaga, è una chiara ammissione di responsabilità.