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Roma, tenta di violentare la capotreno che lo invitava a mettersi la mascherina: arrestato

La capotreno lo invita a mettersi la mascherina, lui reagisce e tenta di violentarla. Le urla della donna attirano gli agenti della Polizia Ferroviaria, che intervengono e lo arrestano. Processato per direttissima, condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere. Si tratta di un nigeriano di 24 anni, che aveva in passato fornito almeno cinque diverse identità.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La capotreno gli dice di mettersi la mascherina, lui reagisce tentando di violentarla. L'incredibile storia è avvenuta all'interno della stazione Tiburtina di Roma, uno degli snodi nevralgici della rete ferroviaria capitolina e nazionale. La donna è stata poi salvata dall'intervento degli agenti della Polizia Ferroviaria, accorsa per le grida della donna. L'uomo è stato arrestato, processato per direttissima e condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione.

La vicenda è accaduta in una manciata di minuti. L'uomo si trovava a bordo di un treno che, arrivato da Tivoli, ferma alla stazione di Roma Tiburtina. Con lui, altri passeggeri: quando attorno alle 14 il treno si ferma, scendono tutti, compreso l'uomo e la capotreno. Quando lei lo vede senza l'obbligatoria mascherina, lo invita a mettersela: ma lui reagisce in malo modo, la afferra per un braccio e la spinge in un angolo buio della stazione, provando a violentarla, come ricostruito dal Corriere della Sera. La donna riesce però ad urlare, attirando gli agenti della Polizia Penitenziaria, che intervengono e arrestano l'uomo. Dai controlli, emerge che si tratterebbe di K.I., 24enne nigeriano: ma il condizionale è d'obbligo, perché l'uomo si scopre che in passato ha fornito almeno cinque diverse identità, di cui solo una in regola con un permesso di soggiorno. Viene formalizzato il verbale d'arresto, dove gli viene assegnata la sua "ultima" identità di K.I., e viene quindi processato per direttissima. L'accusa è quella di violenza sessuale, e per questo reato viene condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere. Durante il processo, l'uomo non ha proferito alcuna parola, rimanendo in silenzio fino ad avvenuta condanna.

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