Roma, Quarticciolo in piazza contro lo sgombero: “Meloni vuole imporre il modello Caivano”
"Pensare di poter cambiare il Quarticciolo provando a chiudere questa esperienza, lasciare per strada le 40 persone che ci abitano, cancellare il doposcuola di quartiere vuol dire fare un favore gigantesco alle piazze di spaccio". Pietro Vicari tiene il microfono in mano, le parole escono dagli altoparlanti. Dietro di lui lo striscione che recita: "Difendiamo il Quarticciolo. Caivano non è un modello". Davanti le centinaia di persone che hanno risposto alla chiamata di un'assemblea. Nella piazza rimbomba l'appello a difendere l'edificio dell'ex questura da uno sgombero, e contro l'applicazione del modello Caivano.
"Il 23 dicembre ci siamo svegliati scoprendo di essere tra i sei quartieri d'Italia in cui il Governo Meloni vuole riprodurre il decreto Caivano", racconta Pietro. Il rischio però è che dietro le parole sicurezza e legalità, si voglia cancellare una delle esperienze sociali più innovative in Italia, radicatasi in un quartiere dove solo il 54 per cento dei cittadini in età da lavoro a un impiego stabile, e dove negli ultimi anni le piazze di spaccio si sono radicate tra crack, eroina e cocaina.
"Qua tutti vogliono tornare a vivere il quartiere liberamente. Un cambiamento in meglio del Quarticciolo. Non può più essere ostaggio dei traffici che ci sono in questo momento. La soluzione però non è cancellare i presidi positivi", continua Pietro. E i presidi positivi al Quarticciolo non mancano. C'è la soluzione abitativa dell'ex questura che dà un tetto a 40 persone, con il doposcuola al suo interno. C'è la palestra popolare, una micro-stamperia, una biblioteca, un teatro, un ambulatorio gratuito con trenta professionisti e un birrificio. Dei fari in un quartiere sempre più buio. Luoghi che aprono le loro porte mentre tutto intorno le serrande dei negozi sono abbassate e molte attività ormai chiuse. Un vero e proprio "modello Quarticciolo", come si sente rimbombare dalle casse durante un intervento.
La piazza antistante l'ex Casa del Fascio, poi ex questura, ospita centinaia di persone. Chi è venuto ad ascoltare, chi a dare il proprio supporto e chi, invece, a parlare al microfono perché il territorio lo conosce bene. Tra questi c'è Fabrizio Troya, tecnico e allenatore nella Palestra Popolare del Quarticciolo. "Con il decreto Caivano questo progetto è sotto attacco. Uno degli interventi sarà sgomberare questo palazzo qui", afferma Fabrizio indicando l'edificio occupato dietro di lui. "Una follia. Non è questo il modo di fare lotta allo spaccio. Qui dentro non si vende e non si consuma droga." Poi continua: "Non vediamo l'ora che le istituzioni mettano delle risorse nelle periferie, ma devono ascoltare le realtà sociali. Qua ci viviamo tutti i giorni. Le persone sanno bene cosa vuol dire vivere nel deserto. Se l'obiettivo dello Stato è sgomberare l'unico luogo di cultura di un quartiere con il più alto abbandono scolastico, allora questa è una follia".
Nessuno nasconde i problemi, ovviamente. Due giorni fa l'aggressione alle forze dell'ordine per fermare l'arresto di un pusher. La vendita di crack è a ogni angolo. L'abbandono scolastico è tra i più alti in città. La soluzione è un attacco muscolare? Ad ascoltare e partecipare anche tanti esponenti di centrosinistra. C'è il presidente del V Municipio Mauro Caliste, e c'è l'Assessore alla Cultura di Roma Massimiliamo Smeriglio: "Il tema delle politiche culturali è la direzione da intraprendere. Sarebbe opportuno che anche il Governo e la Regione agissero in questo modo. Rafforzando presidi positivi invece di usare una logica di militarizzazione".