Roma inghiottita dall’acqua piovana, gli esperti: “Sistemi di raccolta vecchi e inefficienti”
A Roma c'è poco terreno. Per questo ogni volta che viene giù un acquazzone la città si allaga e diverse zone vengono letteralmente inghiottite dall'acqua. Gli alluvioni sono la principale conseguenza dei cambiamenti climatici, ma questi fenomeni di devastazione peggiorano a causa di un processo di cui si discute ormai da diversi anni, ovvero il cosiddetto ‘consumo di suolo‘. Troppi edifici e strade asfaltate rendono il suolo impermeabile e, quindi, non più in grado di assorbire l'acqua piovana. Lo ha spiegato a Dire Antonello Fiore, presidente della Società italiana di Geologia ambientale (SIGEA): "Dovremmo smettere di chiamarle ‘bombe d'acqua', il termine ‘bomba' richiama alla mente un attacco improvviso, inaspettato, e due schieramenti contrapposti. Nel caso delle piogge brevi e intense, dei nubifragi, non ci sono due schieramenti contrapposti, la responsabilità è solo nostra che non siamo stati in grado di valutare a lungo termine gli effetti di quello che riteniamo ancora oggi progresso: l'urbanizzazione e il consumo di suolo (l'ultimo dato ISPRA ci indica che in Italia ogni secondo consumiamo 2 metri quadri di suolo). Abbiamo eliminato gli alberi in grado di rallentare con le chiome la forza battente della pioggia e, con le loro radici evitare l'erosione del suolo".
Roma inghiottita dall'acqua, per gli esperti non funzionano più i sistemi di raccolta
Per smaltire l'acqua piovana, esistono dei sistemi di raccolta specifici. A Roma queste infrastrutture sono state realizzare decine di anni fa e nel corso del tempo hanno perso efficacia per diversi motivi. "Sono state progettate con un regime pluviometrico diverso dall'attuale – spiega Eugenio Di Loreto, geologo e presidente SIGEA sezione Lazio – sono state progettate per smaltire quantità di acqua piovana che con l'aumento dell'urbanizzazione sono notevolmente aumentate e spesso non sono interessate da lavori periodici di manutenzione. Il territorio di Roma inoltre ha peculiari caratteristiche geomorfologiche, con presenza di terreni poco permeabili e un andamento topografico collinare che favorisce il deflusso e la raccolta delle acque di pioggia nelle valli." Un esempio di terreno incapace di assorbire l'acqua è rappresentato da Corso di Francia, che si trova nel punto più basso tra la Collina Fleming e la collina della Farnesina, "pertanto raccoglie le acque superficiali che scorrono lungo le strade asfaltate nelle zone di monte". Per trovare nuove soluzioni capaci di fronteggiare gli eventi climatici estremi, il geologo Di Loreto lancia un invito alle forze politiche, affinché si impegnino per "investire prioritariamente i fondi comunitari nella realizzazione di interventi di manutenzione delle reti di raccolta delle acque meteoriche e nella rigenerazione delle aree urbane". E non di minore importanza, una raccomandazione per tutti i cittadini: "In caso di nubifragio, non attraversate i sotto passaggi e abbandonate subito i locali interrati, potreste trovarvi di fronte a trappole mortali".