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Roma, addio ai cinema storici: ok alla trasformazione delle sale abbandonate in palestre e mega negozi

Una proposta di legge in approvazione alla Regione Lazio consente di trasformare i vecchi cinema abbandonati in strutture commerciali e di destinare oltre il 50 per cento della superficie a bar e negozi in quelli ancora attivi.
A cura di Enrico Tata
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Una proposta di legge già approvata dalla giunta regionale del Lazio consente la trasformazione dei cinema chiusi e abbandonati da oltre dieci anni in mega negozi, palestre o centri commerciali. Quelli ancora attivi, inoltre, potranno trasformare il 50 per cento della propria superficie in negozi, bar e ristoranti. "In un colpo solo verrebbe cancellata una fetta inestimabile del patrimonio culturale di tutta Roma", sottolinea l'Arci. Le nuove norme sarebbero "un regalo alle società di profitto, spesso proprietarie degli immobili, a cui la normativa attuale permette già all'interno di teatri e Cinema ‘l'esercizio di attività commerciali, artigianali e di servizi, fino ad un massimo del 30 per cento della superficie complessiva, purché tali attività siano svolte unitamente all'attività prevalente".

A Roma le sale chiuse sono oltre 100 (erano 101 nel 2021 secondo una mappa realizzata dall'associazione Dire Fare Cambiare) e 53 sono state riconvertite già in negozi, supermercati, sale bingo. L'Ausonia è diventato addirittura una sinagoga, il Capitol una discoteca, il Folgore una chiesa coreana, il Triomphe un fast food e il Gregory la sede di una nota marca di poltrone e divani.

Altri quaranta, circa, sono ancora chiusi e abbandonati. È il caso dell'ex cinema Europa, zona Porta Pia, e dell'ex cinema Maestoso, su via Appia Nuova. Ma l'esempio più noto è quello del Metropolitan di via del Corso, storica sala di via del Corso. Nel 2019 la giunta Raggi aveva dato il via libera alla trasformazione degli spazi in un centro commerciale, 90 per cento della superficie, con una piccola saletta per attività culturali, 10 per cento. L'ipotesi fu bocciata proprio perché in contrasto con la legge regionale approvata nel 2017, che consentiva di destinare un massimo del 30 per cento a un'attività commerciale e che aveva l'obiettivo proprio la tutela e la valorizzazione del patrimonio cinematografico del Lazio.

La nuova legge modifica sia la legge regionale 7 del 2017 che la legge su ‘Disposizioni in tema di cinema e audiovisivo' del 2020. Per le sale chiuse da 10 anni (se prima del 2023) o da quindici anni nel caso di cinema chiusi successivamente viene introdotta la possibilità di "cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa riconversione funzionale, verso le destinazioni consentite dalle norme dello strumento urbanistico comunale". Il proprietario, comunque, può anche mantenere la destinazione originaria riservando a questa attività almeno il 30 per cento della superficie lorda.

"In pratica, mentre la normativa vigente offre  la possibilità ai proprietari dei cinema e affini di rilanciare le attività culturali con ristrutturazioni che ne permettono un ampliamento e l’inserimento di attività commerciali limitate al 30% della superficie, proprio per evitare operazioni speculative, la Proposta di legge intende consentire  la trasformazione  dei cinema e dei centri polivalenti in tutt’altro, premiando con il 30% di cubature extra chi deciderà di mantenere il 30% a destinazione culturale", osserva l'associazione Carte in Regola.

Per le sale ancora in attività la nuova legge consente "possibilità di destinare fino al 50 per cento della superficie di progetto ad attività commerciali, quali bar, ristoranti, tavole calde, sale da thè, librerie, palestre ed attività ad esse assimilabili". Come abbiamo visto, la legge attualmente in vigore dice che queste attività devono rientrare nel 30 per cento della superficie.

"In pratica tutti i cinema dismessi da 10 anni potranno diventare di fatto dei centri commerciali, e quelli ancora in esercizio potranno trasformare il 50% e oltre della propria superficie in spazi di somministrazione, attività commerciali, palestre e quant’altro. Un grave danno per il nostro patrimonio culturale e un passo ulteriore verso la trasformazione del centro storico in un supermercato per turisti. Pezzi  di memoria storica della Capitale e degli altri centri laziali saranno cancellati, diventando gli ennesimi poli commerciali", annota ancora Carte in Regola.

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