Rogo Cinecittà: dimesso Marco, il pompiere gravemente ustionato nell’incendio. Ha rischiato la morte
Marco, il vigile del fuoco rimasto gravemente ferito nel maxi incendio che ha devastato una vasta area tra Cinecittà e Torre Spaccata, è stato dimesso dall'ospedale Sant'Eugenio. L'uomo è tornato a casa sabato 9 novembre, ma la notizia è stata resa pubblica solo oggi dalla Asl Roma 2. Anche i tre volontari della Protezione Civile rimasti feriti nello stesso rogo, le cui condizioni erano critiche, sono stati dimessi nelle ultime settimane sempre dall'ospedale Sant'Eugenio.
La Asl Roma 2 ha fatto sapere che il pompiere, le cui condizioni erano quelle che maggiormente avevano destato preoccupazione, si trova "in discrete condizioni generali, con mobilità autonoma, collaborativo, reattivo ed in buono stato psicologico". Nel corso di questi mesi è stato sottoposto a quattro interventi chirurgici per ripristinare le funzionalità respiratorie e avviare i primi innesti epidermici nelle zone del corpo con ustioni di secondo grado. "Dopo settimane di intubazione, sedazione e trattamenti per il controllo del dolore, le sue condizioni sono ora considerate stabili, seppur con un lungo cammino ancora da percorrere – fa sapere la Asl nella nota – L'iter riabilitativo si sposterà ora presso l'ambulatorio Ustioni dell'Ospedale Sant'Eugenio per il trattamento medico e tramite la Continuità Assistenziale Domiciliare della Asl Roma 2 per il recupero funzionale totale".
L'incendio in cui sono rimasti feriti il vigile del fuoco e i tre volontari della Protezione Civile è scoppiato il 21 agosto in una vasta area tra Cinecittà e Torre Spaccata. Le fiamme sarebbero partite da due punti in contemporanea, cosa che ha fatto capire come la natura delle fiamme fosse di origine dolosa, e non accidentale. I quattro operatori, nel tentativo di domare le fiamme, erano rimasti gravemente feriti, e per diverso tempo hanno lottato tra la vita e la morte. Sul caso è stato aperto un fascicolo in procura con le ipotesi di reato di incendio doloso e lesioni gravissime.